Macerata, 6 settembre 2024 – “La situazione sta sfuggendo di mano, ma i nostri ragazzi vanno protetti perché c’è gente che sferra coltellate”. Parole del padre di uno dei due giovani aggrediti davanti allo Shada all’alba di mercoledì. Il figlio è il 20enne anconetano finito in ospedale con il naso rotto insieme a un amico che, per difenderlo, ha rimediato una coltellata alla gamba.
“I nostri ragazzi – racconta chiedendo l’anonimato per salvaguardare la privacy delle giovani vittime dell’aggressione – la sera partono con il treno per andare a ballare allo Shada perché questa è la moda del momento. Non è la prima volta e la modalità è la stessa. All’uscita dalla discoteca un gruppo di africani si divide in cerca del pollo che porti una catenina. Non appena viene individuato fanno gruppo, uno di loro distrae il ragazzo, un altro da dietro gli strappa la catenina, ricevuta magari nel giorno del battesimo, se la passano come giocando a torello e se cerchi di recuperarla, uno di loro da dietro, o che comunque non è controllabile, gli sferra un calcio o un pugno sul naso mettendolo ko”. È il canovaccio dell’episodio su cui indaga la polizia che sta cercando di rintracciare la banda di giovani extracomunitari responsabile dell’aggressione.
“Stavolta – racconta il genitore – è toccato a mio figlio che ha riportato la frattura del naso con prognosi di trenta giorni. L’amico, che con coraggio ha cercato di proteggerlo, ha una ferita con sei punti di sutura alla coscia. Le denunce sono partite d’ufficio e una volta avuti tutti i referti mio figlio si recherà dai carabinieri”. L’uomo è molto preoccupato perché “questo – spiega – è ormai un modus operandi fuori dalle discoteche, non solo a Civitanova. Questi ragazzi extracomunitari non agiscono subito in gruppo. Si appostano fuori dal locale in ordine sparso e quando individuano la preda si radunano, la circondano e la aggrediscono”.
È quanto successo al figlio: “Bella la catenina, gli hanno detto e lo hanno distratto, poi gliela hanno strappata via dal collo. D’istinto ha cercato di difendersi, ma a quel punto gli si sono fatti addosso in tanti e ha ricevuto un cazzotto al volto. Quando l’amico si è accorto di quello che stava accadendo ha provato ad aiutarlo – prosegue –, ma tutto è successo così velocemente che non ha visto né sentito il coltello entrargli nella gamba, e si è reso conto di essere stato ferito quando ha visto il sangue che guizzava dalla ferita. Poteva finire peggio e non voglio nemmeno pensarci”.
“Non mi va giù comunque – conclude – che dopo una serata di divertimento i ragazzi siano esposti a questi pericoli e anche che, da quello che mi è stato raccontato, dalle forze dell’ordine vengano come scoraggiati dal denunciare perché gli si fa presente la difficoltà di identificare gli aggressori mentre le vittime subiscono una sorta di tracciamento. Bisogna fare di più sul fronte del controllo e della sicurezza, i ragazzi vanno protetti”.