ASTERIO TUBALDI
Cronaca

Mostra in chiesa, scoppia il caso San Vito

Diocesi, parroco e Confraternite chiedono un uso più rispettoso: inaugurazione in programma nel giorno del funerale del Papa

L’interno della chiesa di San Vito durante le celebrazioni pasquali

L’interno della chiesa di San Vito durante le celebrazioni pasquali

Il funerale di Papa Francesco, previsto a Roma per domani, fa scoppiare un caso politico/religioso a Recanati sull’utilizzo forse un po’ troppo allegro della chiesa di San Vito, edificio di proprietà comunale ma consacrato per i riti religiosi.

Di solito le sue porte si aprono ai fedeli solo nel periodo pasquale, quando ospita il rito della passione di Cristo e dalla chiesa poi si snoda, per le vie della città, la processione. Per il resto dell’anno San Vito è utilizzata per lo più come sala espositiva per mostre fotografiche del tutto scollegate dalla natura spirituale del luogo, e per qualche sporadico concerto di musica classica. Anzi da diversi anni le precedenti giunte comunali avevano sottoscritto una convenzione (l’ultima scadrà a dicembre 2026) con cui la gestione non solo della chiesa, ma anche dell’oratorio, dei locali magazzino e di tutti i beni mobili presenti, viene affidata al locale Circolo culturale filatelico numismatico, con tanto di contributo annuo di mille, facendo un po’ storcere la bocca ad altre associazioni, che pure utilizzano la chiesa per le loro attività, e alle stesse Confraternite che gestiscono i riti religiosi pasquali.

L’ultimo episodio, che ha fatto traboccare il vaso, riguarda l’inaugurazione di una mostra fotografica prevista per domani pomeriggio, giorno del funerale di Papa Francesco. Padre Roberto, parroco della chiesa, ha chiesto al sindaco di far rinviare l’evento in segno di rispetto per la scomparsa del Santo Padre e in queste ore sono in corso trattative con il Fotocineclub, che cura la mostra fotografica in programma. Oltre al parroco, sembra che si sia mosso anche il vescovo per richiamare l’amministrazione comunale al rispetto del Documento dell’Episcopato italiano sui beni culturali del 1992 che prevede che all’interno di edifici consacrati, seppur non di proprietà della Curia, le attività devono rispondere a criteri di compatibilità spirituale: sì ad arte e cultura, ma solo se "di effettiva utilità pastorale" e "previa autorizzazione dell’Ordinario del luogo". Una levata di scudi forse un po’ tardiva, visto che l’uso disinvolto della chiesa risale addirittura al 2015 e sino a oggi non si era avuta alcuna critica, ma ora la Diocesi e le Confraternite chiedono un cambio di passo: o si istituisce una commissione congiunta tra parroco, Comune e curatori per valutare la compatibilità di ogni esposizione con la sacralità del luogo, oppure si spostano le mostre altrove, in spazi civici, e per la chiesa si stabilisce un uso più consono al suo valore. La cultura, anche laica, dovrebbe avere il buon gusto di riconoscere i luoghi simboli della fede e trattarli con il rispetto che meritano.

Asterio Tubaldi