Sarebbe stata un’elevata concentrazione di azoto ammoniacale, proveniente dagli scarichi idrici di alcune abitazioni private, a inquinare le acque del laghetto Volpini di Porto Recanati e a provocare così la moria di pesci avvenuta a fine agosto.
È questa la pista su cui indagano i carabinieri forestali di Recanati diretti dal maresciallo Giulio Burattini. Su questa ricostruzione i militari hanno già inviato una notazione scritta alla procura di Macerata.
L’allarme era scattato la mattina del 24 agosto, quando furono rinvenute trenta carpe di grosse dimensioni che galleggiavano, ormai prive di vita, all’interno del laghetto Volpini. Sul posto erano arrivati per i rilievi i carabinieri forestali, insieme con i carabinieri della caserma di Porto Recanati, i volontari della Protezione civile e il sindaco Andrea Michelini. Non solo. Quel giorno era intervenuto anche il personale dell’Arpam che aveva prelevato dei campionati d’acqua, poi analizzati in laboratorio. Mentre gli operatori dell’Ast avevano recuperato e portato parte dei pesci morti all’istituto zooprofilattico di Ancona, dove erano state svolte delle analisi per appurare se quelle carpe avessero ingerito o meno sostanze a loro nocive.
Da quanto emerge ora, gli accertamenti condotti dall’Arpam hanno sì escluso la presenza di metalli pesanti nelle acque del laghetto Volpini, ma hanno anche rilevato un’elevata concentrazione di azoto ammoniacale. Si tratta di una sostanza che, se supera una determinata soglia prevista per legge, diventa a tutti gli effetti inquinante. In particolare, stando a una prima ricostruzione dei militari dell’Arma, l’azoto ammoniacale avrebbe causato il decesso dei pesci per asfissia.
E c’è dell’altro. Quella sostanza sarebbe arrivata nel laghetto attraverso degli scarichi reflui, partiti dagli insediamenti urbani e domestici della zona. Una situazione che per molti versi è davvero simile a quanto avvenne prima a settembre del 2017 e poi a novembre del 2021, quando si registrarono altre due morie di carpe, sempre nel laghetto Volpini. All’epoca, grazie alle indagini dei carabinieri forestali di Recanati, si scoprì che in entrambi i casi l’acqua era stata contaminata dagli scarichi idrici dell’Hotel House, e quindi in quella circostanza furono denunciati gli amministratori del palazzone multietnico. Questa volta, ancora non è stata chiarita la provenienza esatta degli scarichi, ma le indagini sono in corso.
Giorgio Giannaccini