REDAZIONE MACERATA

"Minacce e documenti falsi dopo l’infortunio"

Sotto accusa il titolare della Cemeco di San Severino e quattro dipendenti, imputati di lesioni colpose, favoreggiamento e falso

L’operaio aveva avuto la mano schiacciata sotto alla pressa

L’operaio aveva avuto la mano schiacciata sotto alla pressa

La mano di un operaio schiacciata nella pressa: a processo il rappresentante legale della Cemeco di San Severino, un impiegato, un operaio, un capo reparto e il tutor del lavoratore accusati, a vario titolo, di lesioni colpose, falso in atto pubblico, minacce e favoreggiamento.

Il 20 dicembre 2021 un operaio, dipendente della Cemeco con contratto di apprendistato, aveva avuto un infortunio: mentre usava una pressa per piegare una lastra di metallo, la mano gli era rimasta schiacciata sotto al macchinario. Aveva riportato una frattura scomposta con prognosi di oltre quaranta giorni.

Dopo le indagini il titolare, Giancarlo Tobaldi, 68enne di Appignano, è stato accusato per aver fatto usare all’operaio la pressa senza un numero sufficiente di arresti e fotocellule di emergenza, e per non aver dato al lavoratore una adeguata formazione e un corretto addestramento sull’uso della macchina. Tobaldi poi, con Nevio Palmioli, 61enne di San Severino e tutor del lavoratore, avrebbe formato un falso libretto di formazione dell’operaio, apponendo 32 firme false del lavoratore, create con un programma informatico. Sempre Tobaldi, per l’accusa, avrebbe formato documenti falsi, uno datato agosto 2020, l’altro settembre 2021, di consegna dei dispositivi di protezione all’operaio, con la firma falsa di quest’ultimo.

Con Adriano Morettini, 64enne di Treia, impiegato dell’azienda, il titolare dopo l’incidente avrebbe minacciato l’operaio: Morettini a gennaio del 2021 sarebbe andato a casa dell’infortunato, ventilando la possibilità di perdere il lavoro e dicendogli frasi come "ci metti rogna, noi dobbiamo seguitare a lavorare" per costringerlo a fornire una versione dell’incidente diversa rispetto all’accaduto. Morettini e il capo reparto dell’azienda, Carmine Pasquale, 38enne di Treia, avrebbero inoltre aiutato il datore di lavoro a eludere le indagini. In particolare, durante il sopralluogo degli ispettori dell’Ast nell’azienda, avrebbero dichiarato che l’operaio si era fatto male da solo, in un punto diverso e non con quel macchinario. Morettini avrebbe anche detto che la pressa era fuori uso da un anno. Infine, Mihai Adrian Candale, 45enne romeno che vive a Tolentino, che aveva accompagnato all’ospedale il collega infortunato, avrebbe cercato di convincerlo a fornire una versione diversa delll’infortunio.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Francesco Copponi, Mattia Benfatto, Bruno Pettinari, Vittorio Ciarrocca e Sergio Poeta, respingono ogni accusa. Mercoledì l’udienza preliminare sulla vicenda è stata rinviata al 23 aprile: Palmioli, che nega di essere il tutor dell’infortunato, chiederà il processo con l’abbreviato. L’operaio è parte civile con l’avvocato Valentina Pranzetti.

Chiara Marinelli