REDAZIONE MACERATA

Maxi sequestro di opere d’arte. Collezionista maceratese nel mirino

Blitz dei carabinieri del Nucleo tutela beni culturali in un magazzino di Villa Potenza dove si trovavano una quindicina di tele. Sarebbero opere contraffatte di maestri come De Chirico e Burri. Indaga la procura .

Accusato di vendere opere contraffatte di maestri come De Chirico e Burri, un maceratese è finito nel mirino della procura di Roma. Per questo i carabinieri del Nucleo tutela beni culturali hanno sequestrato una quindicina di tele nel suo magazzino di Villa Potenza, dove lui avrebbe custodito un tesoretto del Novecento italiano. Finora però, i sequestri sono stati sempre annullati dai tribunali del riesame di Roma e Macerata.

La vicenda è iniziata qualche mese fa quando il maceratese, pensionato e collezionista, si è presentato alla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico con un quadro, "Piazza d’Italia con ciminiera", per farne attestare l’autenticità. La fondazione nega che quella tela sia del maestro, e fa una segnalazione ai carabinieri. Così il sostituto procuratore di Roma Francesco Paolo Marinaro a ottobre firma un decreto di perquisizione e sequestro. I carabinieri del Nucleo di Roma l’11 novembre fanno un controllo nel magazzino del maceratese, a Villa Potenza, e si portano via una quindicina di quadri, copie di De Chirico, ma anche Fontana, Omiccioli, Schifano e De Dominicis, nonché alcuni documenti sulla non archiviabilità di alcune opere, ritenute non originali. Davanti al deposito, il furgoncino usato dal maceratese per andare ai mercatini è indicato come ulteriore elemento di prova contro di lui. Il 13 novembre, il sostituto procuratore Enrico Riccioni convalida il sequestro.

Il maceratese però nega tutto, e si rivolge al tribunale del riesame di Roma per far annullare il decreto, a quello di Macerata per far annullare la convalida. Per lui, l’avvocato Paolo Giustozzi fa presente ai giudici che gli atti non dicono di cosa sia accusato di preciso l’indagato, se non per il numero del reato, il 518 quaterdecies, che però parla di diverse ipotesi e cioè contraffazione, riproduzione, alterazione, autentica di opere o destinazione al commercio di opere contraffatte. E per questa mancata indicazione della condotta ritenuta illecita, sia il decreto sia la convalida sono stati annullati, come chiesto dal difensore.

A quel punto, a dicembre la procura ha chiesto un sequestro preventivo delle stesse opere. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Manzoni ha disposto il provvedimento: secondo il giudice infatti l’attività nei mercatini dell’indagato potrebbe far pensare a una vendita illecita di copie spacciate per originali. Ma l’avvocato Giustozzi si è rivolto ancora al tribunale del riesame di Macerata, che nei giorni scorsi ha di nuovo annullato il sequestro. A questo punto, a meno che non ci siano ulteriori ricorsi, i quadri dovrebbero essere restituiti al maceratese sulla cui attività, comunque, le indagini andranno avanti.