Ha negato tutto l’ex boss "Manomozza". Ieri Salvatore Annacondia, 67 anni, si è presentato all’udienza di convalida dell’arresto in videocollegamento dal carcere di Fermo, dove l’ex collaboratore di giustizia è finito domenica scorsa, con l’accusa di estorsione. Davanti al giudice Claudio Bonifazi – che ha convalidato l’arresto e confermato la misura cautelare in carcere – Annacondia ha riferito di conoscere la persona che lo ha denunciato, un imprenditore del Fermano, che sarebbe, secondo la versione dell’ex boss, un frequentatore abituale del ristorante della figlia di Annacondia, che si trova a Civitanova.
Quanto ai soldi, si tratterebbe di una somma di denaro che l’imprenditore gli avrebbe consegnato per conto di una terza persona che lo voleva aiutare. L’imprenditore avrebbe, per così dire, fatto da tramite. Questa la versione dell’ex boss, che ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste nel corso dell’udienza, alla quale ha preso parte anche l’avvocato Massimiliano Cofanelli. Ma Annacondia non avrebbe rivelato l’identità di questa terza persona. La vicenda era cominciata da una segnalazione arrivata negli uffici della Squadra Mobile di Fermo, in cui venivano evidenziate numerose visite di Annacondia nell’azienda dell’imprenditore, relative a un presunto debito di circa 10mila euro. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, l’imprenditore, dietro minacce rivolte a lui e alla sua famiglia, avrebbe dovuto accollarsi il debito di un suo collaboratore, nonché dipendente, di una società collegata all’azienda, in quanto "colpevole" di averlo assunto e di lavorare con lui, senza assicurarsi che quell’uomo avesse saldato un debito con Annacondiai.
Dall’inizio dell’estate scorsa, infatti, numerose sarebbero state le visite di "Manomozza" volte a ricordare il pagamento del debito attraverso intimidazioni di varia natura, che andavano dalla minaccia di prelevare fisicamente, con la forza, il lavoratore moroso, fino a delle vere e proprie minacce di morte nei confronti dell’imprenditore. La vittima, spaventata, avrebbe fatto un pagamento parziale del debito, prima con il versamento di duemila euro e poi con ulteriori somme di denaro frazionate che l’ex boss avrebbe prelevato direttamente in azienda. Negli ultimi incontri, di cui uno a settembre, l’imprenditore vittima della presunta estorsione avrebbe obiettato che il debito non era il suo e che il collaboratore si sarebbe messo a lavorare in proprio, quindi non era tenuto a rispondere del debito. Il 67enne, però, gli avrebbe imposto di saldare quanto prima perché il debito, a quel punto, era diventato il suo, per il solo fatto di tenere quel lavoratore in azienda. In alternativa, l’imprenditore avrebbe potuto vendergli una casa di sua proprietà, scomputando il debito stesso.
Di fronte a queste intimidazioni, l’imprenditore avrebbe chiesto di scomputare le somme già versate, ma l’ex boss avrebbe detto che quel debito rimaneva sempre di 10mila euro. A quel punto, la vittima ha concordato una data in cui versare il dovuto, stabilendo come luogo di incontro la sede aziendale. Allo scambio però sono andati anche gli agenti della polizia di Fermo. Mentre Annacondia si apprestava a lasciare la sede della azienda con ancora addosso il denaro, 5mila euro, gli agenti lo hanno bloccato e arrestato in flagranza con l’accusa di estorsione continuata. Le indagini proseguono: il sospetto è che possano esserci altre vittime.