Diventano definitive le condanne per la mafia della movida, il gruppo che mise sotto scacco locali notturni e attività varie della regione. Ma uno dei principali protagonisti, Salvatore Perricciolo, è irreperibile nonostante per lui sia già definitiva anche una condanna per un’altra inchiesta che lo aveva visto protagonista. Mercoledì in Cassazione è arrivato il processo legato all’inchiesta "Gustav", sugli anni 2008 e 2009. Diciassette imputati e quaranta capi di accusa, tra i quali l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Mauro Amidei di Jesi è stato condannato a sei anni e sette mesi; Rosario Arienzo di Moie a quattro anni; Nicola Bella di San Benedetto a dieci anni e tre mesi; Mirco Calvari di Loreto a sei anni e sette mesi; Alessandro Cavalieri di Porto Recanati a otto anni e otto mesi; Salvatore Fontana di Cupramontana a sei anni; Agostino Giacchetti di San Benedetto a due anni; Margherita Linardelli di Potenza Picena a quattro anni e un mese; Francesco Maenza, palermitano residente a Mondolfo, a dieci anni e quattro mesi; Roberto Olivieri di Potenza Picena a sette anni; Salvatore Perricciolo a 14 anni e sette mesi; Alessandro Petrolati di Corinaldo a undici anni, sei mesi e 15 giorni; Agostino Porcelli di Recanati a nove anni e dieci mesi; poi ancora otto anni e un mese a Filippo Riggio, residente a San Benedetto; cinque anni e tre mesi a Sandro Sabini di Teramo; quattro anni a Domenico Sanfilippo, residente a Moie; tre anni a Lorenzo Bitocchi di Loreto.
Estorsioni ai locali, spaccio, rapine, incendi, colpi con esplosivi, mitragliatrici e pistole con la matricola abrasa erano le attività della banda, guidata da Marco Schiavi e Salvatore Perricciolo. Schiavi, già condannato all’ergastolo per la strage di Sambucheto, era poi divenuto collaboratore di giustizia dando vita appunto all’inchiesta chiamata "Gustav". Martedì dunque la Corte di Cassazione ha respinto tutti i ricorsi degli imputati, assistiti tra gli altri dagli avvocati Anna Indiveri, Donato Attanasio, Maurizio Cacaci, Paolo Cecchetti, Gianluca Gattari, Giancarlo Giulianelli e Gabriele Cofanelli. Confermate dunque l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso – la prima mai esistita nelle Marche – e le imputazioni addebitate al gruppo, con pene per 130 anni di carcere. Solo per Petrolati e Salvatore Perricciolo la Cassazione ha ritenuto errato il calcolo della pena fatto dalla corte d’appello di Ancona, e per ridefinirla ha rinviato gli atti alla corte d’appello di Perugia. Petrolati e altri condannati sono già in carcere. Alcuni per via anche dell’altra inchiesta, chiamata "Nuovi orizzonti", le cui condanne sono diventate definitive a febbraio. Anche Salvatore Perricciolo è stato condannato per "Nuovi orizzonti", a 21 anni di carcere. Ma di lui, che negli ultimi tempi si era stabilito a Monte San Giusto, non ci sono più tracce: poco prima dell’udienza in Cassazione si è volatilizzato. Libero invece e residente a Tolentino il padre, Giuseppe Perricciolo: il suo fascicolo è stato stralciato da quello degli altri 17 ed è ancora in attesa del processo in appello.
Paola Pagnanelli