Dopo la condanna penale, arriva anche quella civile per un maceratese, accusato di aver approfittato delle difficoltà economiche di un montecassianese per portagli via la casa a quattro soldi. La vicenda era avvenuta nel 2015. In seguito a una serie di difficoltà personali e lavorative, Ivo Capitani si era trovato a non avere più un soldo. L’unica cosa che gli era rimasta era la casa a Montecassiano. A un certo punto un amico, il maceratese Matteo Balestrini, lo aveva convinto a vendergliela, ma mentre il valore sarebbe stato di 164mila euro, l’acquirente ne avrebbe pagati solo 65mila. Un affare, per l’acquirente. L’anno seguente Capitani, assistito dall’avvocato Fabrizio Giustozzi, aveva avviato la causa civile chiedendo la rescissione del contratto e la restituzione della casa. E in primo grado erano state condivise le sue ragioni: approfittando dello stato di necessità, Balestrini aveva strappato un prezzo che era meno della metà del valore effettivo dell’immobile, pagando per altro solo parte della somma concordata. Condannato in primo grado a lasciare la casa a Capitani, Balestrini, con l’avvocato Massimo Camiciola, ha fatto ricorso in appello. Ma anche il tribunale di secondo grado ha dato ragione al montecassianese, evidenziando che Capitani non lavorava da tempo, che con tutti gli amici aveva parlato delle sue difficoltà, note anche a Balestrini; inoltre con una consulenza tecnica si è accertato che il valore della casa era oltre il doppio del prezzo pattuito. Dunque, anche in appello i giudici hanno dichiarato il contratto rescisso, precisando tra l’altro che, dalla lettura degli atti, risultava che Balestrini non avesse pagato proprio nulla della somma prevista. Le ragioni del montecassianese sono state riconosciute in pieno. Lo stesso per altro era successo davanti al tribunale penale, a cui Capitani si era rivolto con una denuncia per truffa. Per spingerlo a vendere quella casa, infatti, Balestrini gli avrebbe anche detto che ben presto Equitalia gliela avrebbe sequestrata, per via di alcuni debiti che lui doveva pagare. La vendita sarebbe servita a fingere che Capitani non avesse nulla: Balestrini gli avrebbe dato delle cambiali in pagamento, che lui non avrebbe riscosso, per evitare la procedura esecutiva. Alla fine Capitani si era trovato senza casa e senza soldi, e la procedura esecutiva non c’era mai stata. Per questo in primo grado Balestrini era stato condannato a un anno e quattro mesi per truffa.
Paola Pagnanelli