
Leonardo Stacchiotti si è laureato campione italiano della specialità raffa
Macerata, 26 novembre 2023 – “Lo sport ti mette a confronto con i tuoi limiti, nelle sconfitte e nei momenti difficili di una gara s’impara a fare i conti con se stessi". Una settimana fa il trentenne recanatese Leonardo Stacchiotti, tesserato per la Bocciofila Montesanto di Potenza Picena, si è laureato campione italiano di bocce, specialità raffa, e in quella fase ha superato i suoi limiti perché ha ottenuto il massimo risultato.
Stacchiotti, la vittoria del titolo italiano è stato un traguardo inaspettato oppure pensava di tagliarlo?
"Si parte sempre con l’obiettivo di ottenere il migliore risultato possibile, anche di vincere. Ma con quel parterre ogni anno c’è la consapevolezza di non essere tra i favoriti, sono partito avendo poche carte ma sapendo di potermele giocare".
Quando si è avvicinato alle bocce?
"Avevo 11 anni quando ho tirato per la prima volta. Tutto è partito dalla partecipazione di mio padre Enzo ai campionati italiani, questo fatto mi ha trasmesso emozioni molto positive che mi hanno spinto ad approfondire il gioco".
Cosa le piace di questo sport?
"Ho sempre trovato piacevoli gli sport che ho praticato, ho giocato anche a pallavolo. Le bocce sono state le chiavi per dare un significato a costruire una trama di gioco, a mettere un pensiero in campo, a trasmettere ciò che si ha".
Cosa intende per mettere un pensiero in campo?
"Voglio dire tradurre quel pensiero in un’azione che abbia un senso, che sia soddisfacente, riuscire a dare una forma a un qualcosa che si ha in testa, a una strategia".
Da ragazzo cosa leggeva negli occhi degli amici quando diceva di giocare a bocce?
"Il periodo delle Medie non è stato semplice sia perché la stragrande maggioranza praticava altri sport sia perché c’era l’idea che fosse una disciplina per anziani e non per giovani. Inizialmente i pregiudizi si sono fatti sentire".
Adesso qualcosa sta cambiando sotto questo punto di vista?
"La percezione è cambiata essendoci diverse realtà del territorio che si stanno impegnando a presentare questo gioco nelle scuole".
Cosa le hanno detto gli amici dopo la vittoria del titolo?
"Apprezzano questo gioco, mi hanno scritto e detto di avere visto la gara in televisione".
Lei è specializzando in Psicologia clinica, gli studi le sono d’aiuto per leggere i differenti momenti attraversati a livello mentale dall’avversario durante la gara?
"Relativamente, credo più che altro che il percorso di studi sia rilevante per rapportarsi su certe questioni legate a se stessi in alcune fasi".
Qual è il suo colpo forte?
"Negli ultimi quattro anni il mio ruolo è quello del puntista, c’è stata un’evoluzione che mi ha portato a vedere nell’accosto un momento fondamentale. Prima ero un bocciatore, poi ho cambiato ruolo nel gioco della formazione e ciò ha avuto ripercussioni nelle gare individuali".
C’è il professionismo nelle bocce?
"In Italia ci sono pochissimi giocatori che possono quasi viverci avendo ottenuto grandi risultati e riuscendo a fare incastrare anche attività collaterali".
È il suo caso?
"Assolutamente no".
Non è strano che il campione d’Italia giochi in A2?
"Affatto, tra l’altro il campione del mondo Giuliano De Nicola gioca in questa categoria dove ci sono anche altri elementi di valore".
Possibile che qualche club ambizioso non le abbia fatto una proposta?
"Io resto comunque a Potenza Picena che fa un campionato di alto livello e c’è l’ambizione magari di poterlo vincere".
La vittoria del tricolore è finora il momento top della carriera?
"Sì, è il risultato più importante. Sono molto felice dei miei 19 anni nelle bocce e non vedo l’ora di iniziare il ventesimo".