di Lucia Gentili
"Le problematiche legate al dissesto idrogeologico sono note da tempo". Il prof Unicam Marco Materazzi (nella foto piccola), docente di Geomorfologia applicata e idrogeologia, ricorda i recenti fenomeni alluvionali sul Chienti, ora sorvegliato speciale. E sottolinea quanto sia importante una strategia coordinata di prevenzione.
Professore, quali sono le zone più a rischio?
"I fiumi e i torrenti della provincia di Macerata sono stati tutti interessati in tempi recenti da alluvioni; nel 2011 e nel 2013, il Chienti e i suoi affluenti Fiastra ed Ete Morto e nel 2013 il Potenza, ad esempio, sono esondati, con notevoli danni e addirittura una vittima (nel 2011 a Casette d’Ete). Non bisogna tuttavia dimenticare che quando si verificano eventi meteorologici intensi, nei tratti montani e lungo i fossi minori, si possono avere ugualmente locali fenomeni di esondazione e soprattutto fenomeni franosi diffusi, anche imponenti".
Si tratta quindi di problemi noti da tempo…
"Sì, le problematiche legate al dissesto idrogeologico sono note da tempo e non solo nella nostra provincia. La strategia definita dall’Unione Europea punta a realizzare entro il 2050 una società resiliente ai cambiamenti climatici e pienamente adeguata a rispondere ai loro inevitabili impatti. Purtroppo, le Marche e l’Italia tutta non hanno ancora risposto, se non in casi sporadici e pioneristici, a questa richiesta. Gli interventi di prevenzione realizzati o da predisporre sono lasciati a iniziative singole di Comuni o Regioni, senza un coordinamento e una visione d’insieme".
Quali interventi sarebbero necessari?
"Per quanto riguarda i fenomeni alluvionali non esistono interventi risolutivi, piuttosto si deve parlare di azioni combinate e coordinate che vanno dalla pulizia dei fossi e dei torrenti minori (selettiva, non totale o indiscriminata), all’adeguamento delle sezioni fluviali dei canali maggiori, rimuovendo periodicamente materiale di ostacolo e vegetazione morta, soprattutto in corrispondenza di ponti e attraversamenti. Dove possibile, sarebbe anche utile riconsegnare ai corsi d’acqua parte delle aree golenali (l’area di naturale espansione del fiume) delocalizzando, con il consenso dei proprietari, eventuali edifici e manufatti che si trovano in aree particolarmente vulnerabili".
Case isolate e famiglie evacuate. Perché non si fa abbastanza prevenzione?
"La prevenzione richiede strategie coordinate e di ampio respiro. Non secondario è il problema "culturale": siamo molto più bravi a difenderci dai terremoti, perché ci viene insegnato fin dalle scuole primarie, che dai fenomeni alluvionali (di cui si sta parlando seriamente solo da breve tempo). Non è accettabile che nel 2023 le persone perdano la vita perché scendono in cantina per salvare un’auto o perché si mettono in viaggio, attraversando con l’auto un ponte durante un evento di piena".
Sul fronte agricoltura quali saranno le conseguenze, considerando che è prevista un’estate torrida?
"Probabilmente i danni maggiori interesseranno soprattutto i settori dell’ortofrutta e gli allevamenti, ma non bisogna trascurare gli effetti indiretti, forse meno conosciuti e a volte sottovalutati, dell’inquinamento; sostanze inquinanti o rifiuti, trasportati dai fiumi, possono rimanere anche per lungo tempo nei terreni che vengono allagati, compromettendo la produzione anche in periodi successivi".