CHIARA MARINELLI
Cronaca

L’amianto nelle macerie. Cadono tutte le accuse a Cosmari e imprenditori

Il processo sul trattamento del materiale recuperato dopo il terremoto. Assolte le società, prescrizione per i reati contestati ai titolari delle ditte.

Le macerie del terremoto nell’impianto del Cosmari a Tolentino (foto Calavita)

Le macerie del terremoto nell’impianto del Cosmari a Tolentino (foto Calavita)

Amianto tra le macerie del terremoto: tutti assolti. Ieri in tribunale a Macerata si è concluso il maxi processo che vedeva imputati i vertici del Cosmari e tre imprenditori edili, accusati di gestione dei rifiuti non autorizzata. La vicenda era partita dai controlli che i carabinieri forestali e l’Arpam avevano fatto da marzo a ottobre del 2019, rilevando la presenza di fibre di amianto e percentuali troppo alte di solfati e nitrati nelle macerie che il Cosmari stava portando via, a tonnellate, dai luoghi del cratere sismico. Quelle macerie venivano trattate e poi reimpiegate come sottofondi stradali o pavimentazioni, nella convinzione che si trattasse di comuni inerti. Gli accertamenti svolti rivelarono, invece, la presenza di sostanze pericolose, che ne vietavano il riutilizzo, imponendone lo smaltimento nei centri specializzati e che prevedevano anche una serie di cautele particolari nel loro trattamento, nel recupero e nello stoccaggio.

Al termine delle indagini, finirono sotto accusa il Cosmari, il direttore generale Giuseppe Giampaoli, il responsabile della sicurezza Massimo Procaccini e Graziano Ciurlanti, all’epoca dei fatti presidente della società, e le ditte Papa Enrico di Macerata, Reical di Pollenza e Progeco di Muccia, con i legali rappresentanti Michela Papa, Andrea Renzi e Luca Resparambia. Il Cosmari in quel periodo si stava occupando dello smaltimento delle macerie del cratere, ma per la procura la società e le varie ditte avrebbero dovuto sincerarsi di tenere separati i materiali contenenti amianto, come i camini, in modo da evitare pericoli per la salute pubblica. Quelle macerie avrebbero dovuto essere affidate alle ditte specializzate nei rifiuti pericolosi e non riutilizzate. Così era cominciato il processo. Gli imputati avevano sempre respinto le accuse, sostenendo da una parte che sarebbe stato impossibile procedere separando i singoli rifiuti, visto che si trattava di parecchie tonnellate di macerie di edifici demoliti e dall’altra che si trattava di una situazione di massima emergenza, perché le macerie impedivano la riapertura di strade e paesi e l’avvio della ricostruzione. Ieri la giudice Francesca Preziosi ha disposto il non doversi procedere per gli imprenditori perché i reati sono estinti per prescrizione e l’assoluzione per le società "perché gli illeciti amministrativi ad esse contestati non sussistono". La ditta Papa Enrico era assistita dall’avvocato Nicola Perfetti, la Reical dall’avvocato Luca Pascucci, il Cosmari dall’avvocato Paolo Sfrappini, Progeco e Pesaola dall’avvocato Renzo Tartuferi. Gli imprenditori erano difesi dagli avvocati Maurizio Natali, Catia Mei, Vando Scheggia, Leonardo Filippucci, Giuseppe Giammusso, Luca Froldi, Lamberto Rossi e Massimo Feliziani.