
di Antonio Tubaldi
La dirigente dell’Itis Mattei di Recanati, Antonella Marcatili, non lascia passare sotto silenzio la protesta di alcuni genitori di studenti che in una nota avevano espresso la loro preoccupazione per la scelta di aprire una volta a settimana i laboratori scolastici con una frequenza al 50% degli allievi. La dirigente, dopo aver assicurato la massima trasparenza sui dati dei contagi e la sua piena disponibilità al dialogo, ricorda che "fin da ottobre, quando ordinanze regionali e provvedimenti del governo si sono succeduti raccomandando il ricorso alla dad con diverse percentuali, la frequenza in presenza dei laboratori è sempre stata garantita. L’offerta formativa di questo istituto, soprattutto nel triennio, contiene numerose discipline di natura spiccatamente, se non esclusivamente, laboratoriale. Diversi rappresentanti dei genitori mi hanno espresso il timore e hanno voluto rassicurazioni in merito al fatto che il ricorso alla dad non avrebbe penalizzato l’insegnamento di queste discipline privando gli studenti della possibilità di utilizzare i laboratori". Una scelta, però, che oltre che dai genitori viene contestata anche da una trentina di docenti di Recanati che in una lettera aperta a genitori, alunni e colleghi invitano "i dirigenti scolastici delle scuole superiori della provincia a pensare al bene dei loro alunni, annullando l’organizzazione delle attività laboratoriali in presenza e dando la possibilità al personale scolastico di espletare il lavoro in modalità agile, in modo da non rendersi complici della diffusione del virus. La didattica a distanza – dicono – sicuramente è stancante, difficoltosa per seguire le spiegazioni, costringe i ragazzi a restare collegati per diverse ore al giorno, le piattaforme a volte funzionano e a volte no, sminuisce l’importanza del contatto visivo tra docente e alunno, si possono trovare mille altri difetti in questo modo di fare lezione, ma a oggi rappresenta l’unico sicuro per tutti: docenti e non docenti, alunni e genitori". Per questi docenti è necessario far valere prima di tutti il diritto alla salute e, "visto l’aumento dei contagi in regione, si ritiene che le modalità della prestazione lavorativa dei docenti e del personale Ata in presenza debbano essere ripensate così come quella degli alunni impegnati nei laboratori e non. Come è già successo lo scorso anno per un periodo abbastanza lungo, i docenti hanno erogato la prestazione lavorativa in forma agile dalla propria abitazione e, in un’ottica di contenimento della pandemia, dovrebbero essere esentati dal recarsi quotidianamente a scuola per prestare servizio spostandosi anche da Comuni diversi. Occuparsi della scuola da parte dei dirigenti scolastici consiste anche nel proteggere la salute degli insegnanti, degli alunni e delle loro famiglie, interpretando con civiltà ciò che spesso le norme scrivono in modo generale e astratto".