PAOLA OLMI
Cronaca

La star a lezione di tessitura: "Noi al fianco di Juliette Binoche, la Penelope del film di Pasolini"

Giovanna Varagona e Patrizia Ginesi del laboratorio La Tela dietro le quinte di "Itaca. Il ritorno" "È stato tutto molto naturale: l’attrice è stata rispettosa, le è piaciuto apprendere quest’arte".

Giovanna Varagona e Patrizia Ginesi del laboratorio La Tela dietro le quinte di "Itaca. Il ritorno" "È stato tutto molto naturale: l’attrice è stata rispettosa, le è piaciuto apprendere quest’arte".

Giovanna Varagona e Patrizia Ginesi del laboratorio La Tela dietro le quinte di "Itaca. Il ritorno" "È stato tutto molto naturale: l’attrice è stata rispettosa, le è piaciuto apprendere quest’arte".

Penelope va a lezione di tessitura dalle esperte artigiane del laboratorio/museo "La Tela" di Macerata. A tal proposito giovedì esce, nelle sale italiane "Itaca. Il ritorno", film di Uberto Pasolini che presenta al cinema internazionale una rilettura dell’Odissea. Nel cast di grande calibro spiccano i protagonisti da Oscar, Juliette Binoche (Penelope) e Ralph Fiennes (Ulisse). Questo film dall’ampio respiro, girato prevalentemente in Grecia nel 2023, contiene tre perle di artigianato maceratese: il telaio di Penelope/Binoche, la sua tela e, soprattutto , l’arte del tesserla. Il primo è stato appositamente realizzato da Danilo Tartari de "La casa del restauro" di Treia; la ricerca del filato, la preparazione del telaio (trama e ordito) e la formazione sono a opera di Maria Giovanna Varagona e Patrizia Ginesi, responsabili del museo di tessitura e laboratorio "La Tela" con sede a Macerata e ad Appignano. Varagona si è recata, nell’arco di oltre un mese dell’estate 2023, nel Centro di produzione Videa, a Roma, per impartire brevi e efficaci lezioni a Juliette Binoche.

Come è nato il tutto?

"Ho ricevuto una telefonata – spiega – in cui mi si chiedeva la disponibilità a fare formazione a un’attrice importante per la realizzazione di un film di respiro internazionale".

Poi?

"Ho fatto altre domande per comprendere il contesto, verificare se l’attrice doveva tessere per finta o realmente e su che tipo di telaio. Ho poi invitato l’arredatrice di produzione e lo scenografo nei due laboratori di Macerata e Appignano per far vedere di cosa stavo parlando. Da lì è iniziata l’avventura".

Come è stato l’incontro con il regista e "Penelope"?

"Davvero intenso – dice Varagona – e interessante. Uberto Pasolini è molto esigente e impeccabile; Juliette Binoche, come tutte le attrici che hanno vinto l’Oscar, è stata consapevole e rispettosa di ciò che le avrei insegnato. Il tutto è stato molto naturale".

Che consigli le ha dato?

"In quanto regina di Itaca doveva mantenere una posizione eretta, doveva maneggiare la spoletta con grazia e creare nella tessitura un ritmo costante, deciso e delicato".

Come è andata?

"Bene, a lei è piaciuto molto apprendere l’arte della tessitura, anche se riuscire a tessere mentre si recita è molto difficile. Abbiamo dovuto ingegnarci e preparare più orditi oltre a vari stratagemmi per rispondere alle richieste del regista".

Le è stata fatta anche una richiesta speciale?

"Sì, il regista mi ha chiesto di prestare le mie mani a lavoro per delle riprese in primo piano".

Qual è stata la scena di maggior impatto cinematografico che vi ha coinvolte maggiormente?

"Sono state girate due scene clou per il nostro impegno. Una legata al peso del telaio, ad opera di Danilo Tartari, che doveva permettere a un Ulisse infuriato di ribaltarlo. Un’altra relativa a esigenze legate al filato. È stata scelta una lana rigenerata non ritorta".

Come si è concluso il vostro incontro con l’attrice?

"Da parte nostra – spiega Patrizia Ginesi – con un abbraccio e il ricordo di aver conosciuto una persona speciale sia a livello umano che professionale, come tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione del film. Abbiamo donato alla "nostra Penelope" un arazzo tessuto in cotone e seta "a liccetti": una tecnica antica e complessa conservata attualmente solo nelle Marche".

Cosa raffigura?

"Due leoni – conclude Ginesi – che si fronteggiano, divisi dalla simbologia floreale dell’albero della vita e che abbracciano nella coda degli uccelletti. L’arazzo rispetta pienamente la tradizione tessile dei monti Sibillini ed è stato molto apprezzato".