
di Lorenzo Monachesi
"Ho sempre pensato di continuare la tradizione di famiglia facendo l’imprenditore. Nel 1978, quando ho iniziato, l’informatica era agli arbori e ho imboccato quella strada". Giovanni Ciccolini, 70 anni, ricorda i primi passi della Halley Informatica di Matelica che nasce, cresce e consolida i risultati nell’attività di produzione, installazione e assistenza software per enti pubblici con particolare riguardo per i Comuni. "Nonno – ricorda – portò a metà degli anni Novanta le prime trebbie meccaniche e poi mise su una tessitura con telai in ghisa quando erano di legno. I miei avevano piccole attività, ma sempre nel segno dell’innovazione".
Ciccolini, come ha intuito che i Comuni avevano bisogno di un software specifico per le loro esigenze?
"Svolgevano attività grandemente ripetitive servendo un’ampia fascia di utenza. Si pensi alle elezioni, ogni volta gli impiegati dovevano mettersi davanti alla macchina da scrivere per compilare schede su schede. Mi sembrò un’esigenza evidente".
Quanti sono i dipendenti dell’Halley?
"Direttamente 600, ma in Italia siamo un’organizzazione con più di 1.100 dipendenti considerando la rete di franchising".
Come si è trasformata l’azienda dal 1978?
"Sono partito da zero e all’inizio la prestazione dell’imprenditore è al centro, il grande passo compiuto successivamente è stata la trasformazione da impresa artigianale a industriale".
Come è avvenuto questo passaggio?
"All’inizio la piramide era abbastanza corta, c’eravamo io, i programmatori e i tecnici. Da metà anni Novanta c’è stata la crescita dei quadri intermedi attraverso la creazione di uno staff, la crescita di questa catena segna l’evoluzione dell’azienda ora gestita da una decina di responsabili".
Qual è stata la prima sede della Halley?
"Un appartamento che avevo libero".
L’imprenditore cerca qualcuno con cui confrontarsi perché spesso si sente solo, specie nei momenti difficili e quando deve assumere le decisioni più rilevanti. Lei aveva qualcuno con cui parlare?
"Sì, mia moglie Giovanna. All’inizio eravamo fidanzati e con lei mi sono confrontato spesso quando ho costituito l’azienda. Lei è un’insegnante di matematica ma è sempre stata il mio braccio destro per la parte finanziaria. È stata fondamentale nei momenti di difficoltà".
Quali sono le sfide che attendono l’azienda?
"Quella della robotica è la più importante che stiamo portando avanti. La maggior parte delle aziende specializzate parte dalle macchine a cui aggiungono il software, noi siamo specializzati nella machine vision (software che analizza le immagini digitali per estrarne informazioni concettuali come il riconoscimento degli oggetti) e nello sviluppo software per l’elaborazione di immagini e strategie di comportamento del robot".
Questa sfida è una partita che si gioca nel mondo dove non manca di certo la concorrenza.
"La robotica è una partita che si gioca a livello mondiale e questo significa un ulteriore passo avanti dell’azienda. Bisogna infatti pensare ai mercati internazionali, si tratta di una competizione globale e abbiamo costituito a Oxford una sezione per il mercato inglese della robotica. Il cuore sarà sempre a Matelica ma nell’informatica c’è da considerare che occorre controllare bene il mercato dove è presente il proprio prodotto".
Suo figlio Francesco è ora l’amministratore della Halley Informatica, quale consiglio gli ha dato?
"Lui lavora in azienda da dieci anni, cioè da dopo la laurea, e adesso sta portando avanti autonomamente il settore della robotica. Consigli? Provarci e valutarsi. La stabilità emotiva per ponderare quello che succede attorno è la più grande dote richiesta a chi dirige un’azienda".
Lei è tra i promotori della Fondazione il Vallato, cosa vi proponete?
"È nata da una provocazione di Antonio Roversi, ex sindaco e docente al Politecnico di Milano, con l’obiettivo di fare qualcosa per Matelica. La Fondazione vuole essere un punto di aggregazione, di confronto, di promozione del territorio".
Come si contrasta lo spopolamento dell’entroterra?
"È fondamentale la nascita di imprese, che siano amate, il loro sviluppo passa poi inevitabilmente dalla capacità di sapere vendere ed ecco che come Fondazione promuoveremo degli incontri con importanti personalità su tale argomento".
Lei è un appassionato di basket?
"Ci sono diventato avendo iniziato 40 anni fa a sponsorizzare la locale squadra (la Halley è anche sponsor dell’Ancona Matelica in serie C, ndr)".
Quali sono i momenti da imprenditore che ricorda con affetto?
"È gratificante l’affetto delle persone, quello mostrato dai dipendenti per l’azienda, il fare squadra".