"Il libro sonda linguisticamente le zone dell’infanzia, dell’origine, della provenienza. ’Tande’ è una parola che usavo da piccolissima. All’interno è trattata anche una memoria degli anni ‘80, segnati dagli anni di piombo e dal sogno della rivoluzione, con drammi generazionali, come eroina e depressione, che hanno coinvolto tutti noi". Rosaria Lo Russo, poeta, performer, saggista e traduttrice fiorentina presenterà il suo ultimo libro di versi, ’Tande’, oggi alle 17 alla Mozzi Borgetti in dialogo con la professoressa Renata Morresi. Italianista di formazione e storica dello spettacolo, Lo Russo ripercorre i grandi temi della sua opera: la poesia in proprio, l’attività di traduttrice dalla poeta americana Anne Sexton e l’esecuzione vocale dei versi, propri e altrui, altro grande orizzonte della sua ricerca. "I temi che emergono da ’Tande’ sono quelli che affrontavo nel mio primo libro maturo, ’Comedia’, uscito da Bompiani nel 1998. Un viaggio regressivo che tratta la fine dell’infanzia, personale e collettiva. Quasi nessuno della mia generazione non ha avuto almeno un amico morto di overdose, con l’eroina che scorreva a fiumi nella ’fine della storia’. Allo stesso modo, c’è la depressione, altra grande malattia di quel periodo. Il mio migliore amico si lasciò morire; l’ultima parte del volume riguarda l’altra mia origine geografica, quella calabrese, a cui con tratti più o meno lirici si dà un ruolo esclusivamente linguistico, sulla scorta dell’operazione che il siciliano Gesualdo Bufalino compie ne ’L’amaro miele’". Lo Russo a Macerata leggerà testi anche da ’Trasformazioni’, ultimo volume di traduzioni dalla poeta Sexton: "Traduco da poeta, non da anglista, in maniera coerente con la mia formazione. Ho ampiamente scritto delle mie modalità di traduzione in un volume, tra l’altro pubblicato da Seri editore, marchio maceratese, ’Figlia di solo padre’. Gli strumenti di traduzione sono essenzialmente empirici: serve uno scavo profondo nella lingua del poeta tradotto, ed entrare nell’universo dell’autore con passione assoluta. La Sexton, il suo rapporto con la cultura pop dell’America degli anni ‘50 e ‘60, la sua attività performativa e la malattia psichica hanno costituito per me una passione identitaria". La riflessione metodologica di traduttrice è poi legata nel caso di Rosaria Lo Russo, oltre che alla poesia in proprio, all’esercizio della voce che porta avanti da moltissimi anni, con vari lavori registrati in studio: "La poesia, anche quella tradotta, si costituisce di un materiale fonico che forma un’opera autonoma. Quando leggiamo la traduzione dell’Odissea di Monti leggiamo poesia ottocentesca. Questo ha a che fare col carattere di riscrittura di un testo, la cui lingua inevitabilmente invecchia. Alla libreria Brac di Firenze organizziamo una rassegna di traduzione, con annesso un reading, in cui si fruisce di un’opera d’arte a sé stante che deve reggersi autonomamente. Scrittura, traduzione e oralità sono in sostanza gli orizzonti del mio fare poetico".
Cronaca"La poesia mi valorizza e aiuta a lenire i drammi"