Pur avendo un disturbo della personalità significativo, Filippo Ferlazzo è capace di intendere e di volere e quindi può essere chiamato a rispondere dell’omicidio dell’ambulante 39enne Alika Ogochukwu. Lo ha stabilito il professor Renato Ariatti, psichiatra dell’Università di Bologna, nominato dalla corte d’assise di Macerata nel corso del processo sul delitto commesso il 29 luglio 2022 a Civitanova. Ieri in tribunale a Macerata il perito ha chiarito le sue conclusioni. Ha escluso che si potesse diagnosticare una malattia come il bipolarismo o la schizofrenia per Ferlazzo, pur in presenza di agenti come "narcisismo, disturbo borderline, emotività, una dimensione cognitiva non brillante, una modalità istrionica. Tuttavia – ha spiegato – non ha vuoti di memoria, ricorda cosa sia avvenuto, lo spiega con una sua motivazione di frustrazione. Ha un problema di gestione della rabbia, e per lui certi accadimenti diventano più offensivi di quanto dovrebbero essere. È un paziente psichiatrico, ma non c’è vizio totale o parziale di mente in termini medico legali".
Rispondendo al presidente della corte Roberto Evangelisti, ha chiarito ancora: "Sebbene la compagna lo avesse rassicurato, il fatto che fosse stata sfiorata da Alika per pochi secondi per lui è un’offesa gravissima contro la sua persona, il suo onore, con un bisogno immediato di chiarimento. Infatti dice "cercavo un chiarimento", non emerge una volontà di uccidere all’inizio, ma l’esigenza molto forte di avere spiegazioni su un comportamento che lo ferisce". Il pubblico ministero Claudio Rastrelli ha chiesto spiegazioni in merito ai numerosi trattamenti sanitari imposti negli anni a Ferlazzo. "Nella prassi – ha risposto lo psichiatra – il tso scatta per contenimento comportamentale. In una drammatica situazione familiare, Ferlazzo si scontrava con il compagno della madre e finiva in psichiatria". L’avvocato Francesco Mantella, parte civile per la vedova e il figlio della vittima, ha sollevato il tema della capacità di simulazione dell’imputato, non tale comunque da incidere sulle conclusioni della perizia. L’avvocato Roberta Bizzarri, difensore dell’imputato, ha messo in luce alcuni passaggi della perizia che attestano le difficoltà di Ferlazzo: "Nessuno dubbio – si legge nel documento dello psichiatra – che abbia una personalità disturbata che lo porta a una maggiore facilità alla reazione rabbiosa, o a vivere con particolare insofferenza e umiliazione situazioni che per altri potrebbero avere una rilevanza più banale". O ancora: "Ferlazzo è un paziente psichiatrico, bisognoso di cure, e non può essere considerato al pari di persona sana e pienamente capace". Tutti aspetti che saranno valutati mercoledì prossimo, quando nell’ultima udienza ci sarà la sentenza sull’omicidio. L’imputato è intervenuto al processo senza mai parlare. È apparso molto gonfio e non particolarmente reattivo; in carcere a Pesaro ha iniziato a fare qualche piccolo lavoro, ma ha già dichiarato di voler smettere. Non svolge alcuna attività, non lascia quasi mai la cella.