Le ruggini tra vicini sarebbero degenerate, arrivando a un’aggressione che avrebbe visto da un lato madre e figlio italiani e dall’altra padre e figlio marocchini. L’episodio, che sarebbe avvvenuto il 7 maggio dell’anno scorso, è finito ieri all’esame del giudice dell’udienza preliminare.
Da un lato ci sarebbero stati Jilali Dahir e il figlio Younas. I due, sieme alla moglie, per l’accusa avrebbero danneggiato i vasi all’ingresso del palazzo. Mentre loro pulivano, da una porta si sarebbe affacciata Selina Acciarresi, che avrebbe iniziato a filmare la scena. Padre e figlio allora si sarebbero scagliati contro di lei, spinti anche da una serie di attriti nati tra le due famiglie che vivono a stretto contatto, nel condominio. Il padre avrebbe spinto la porta per entrare e avrebbe strappato il cellulare dalle mani di Selina Acciarresi. Allora sarebbe intervenuto il figlio di lei, Tommaso, che avrebbe difeso la madre. Ma anche lui sarebbe stato aggredito, privato del cellulare e bloccato a terra da Dahir, con un braccio passato attorno al collo per tenerlo fermo. Sia la madre sia il figlio avrebbero riportato lesioni al viso, lui anche al collo. Nel bailamme sarebbe intervenuta anche la moglie di Dahir, anche lei prendendosela con i vicini. Dopo la denuncia e l’arrivo dei carabinieri, i marocchini avrebbero negato di aver preso i telefonini dei vicini, ma era bastato comporre il numero di quello del ragazzo per sentirlo squillare e trovarlo, in casa dei marocchini.
Anche questi ultimi però hanno accusato madre e figlio, dicendo che la donna avrebbe colpito Jilali Dahir con il manico della scopa alla testa, inoltre lei avrebbe minacciato i nordafricani di ucciderli. Le acuse sono dunque di lesioni e raopina per i marocchini, e lesioni e minaccia per i due italiani.
Ieri era prevista l’udienza preliminare. Ma l’avvocato Tiziano Luzi, che difende gli Acciarresi, ha fatto presente che agli atti c’era il video preso dal telefonino di Tommaso, e il video mostrava l’aggressione. Il giudice Giovanni Manzoni ha dunque rinviato l’udienza a fine mese, per esaminare il filmato e poi decidere come procedere.
Padre e figlio marocchini sono difesi dall’avvocato Massimiliano Cingolani.