GIULIANO FORANI
Cronaca

La bici elettrica si rompe, multa di 5mila euro

Con il carter fuori uso, l’uomo usava l’acceleratore. Così il mezzo è stato è stato equiparato allo scooter.

La bici elettrica si rompe, multa  di 5mila euro

Il civitanovese Andrea De Carolis

Civitanova Marche (Macerata), 23 agosto 2024 – Più di 5mila euro di multa per quattro infrazioni al codice della strada. Tanto dovrà pagare un operaio, che in via del Casone procedeva in sella alla sua bici elettrica dotata di acceleratore.

Bici elettrica: quali sono le regole stradali

Il protagonista della vicenda si chiama Andrea De Carolis, detto "Memmò", 59 anni, conosciutissimo in città; ogni giorno si guadagna la pagnotta lavando le auto in un distributore di carburanti. La maxi multa gli è stata appioppata dai vigili urbani proprio a due passi dalla sua abitazione.

Andrea De Carolis se ne stava tornando a casa dopo il lavoro, ma sfortuna ha voluto si spezzasse la catena della bici e nello stesso tempo si imbattesse nella pattuglia della polizia municipale.

Con la catena in tilt, non potendo pedalare, l’uomo procedeva azionando l’acceleratore. La contestazione dei vigili è immediata: se non si pedala, il mezzo non è una bicicletta a pedalata assistita, ma un ciclomotore.

E allora il capo pattuglia estrae il blocchetto e comincia a stilare un verbale puntigliosamente articolato. Per condurre un ciclomotore, infatti, bisogna essere muniti di patente, targa, casco e assicurazione, e De Carolis non aveva nulla di tutto questo, sicuro che per la bicicletta non ci fosse bisogno di nulla del genere.

La polizia municipale, però, la vedeva diversamente: catena o non catena, se procedi con l’acceleratore stai usando uno scooter e non una bici. E allora giù altri verbali nel rispetto rigoroso del codice della strada. Sommando tutto, le sanzioni finiscono per superare i 5mila euro.

Inutili le spiegazioni: gli agenti, ligi al dovere, applicano senza sconti quanto previsto dalle norme.

"Per pagare mi ci vuole un mutuo" lamenta sconsolato il civitanovese. Il sostegno morale di colleghi e amici non basta a lenire le sue preoccupazioni. "Dove vado a prendere quei soldi – si chiede –, ma è possibile che tra tutti i pericoli che si creano sulle strade, dove le auto sfrecciano a tutta velocità e bici e pattini invadono incontrastati i marciapiedi, i vigili urbani non trovano di meglio che fermare me?". Dura lex sed lex.

L’unica speranza, oggi, è che almeno il giudice di pace capisca le sue ragioni e usi clemenza. Per il ricorso, Andrea si è affidato all’avvocato Simone Baldassarri. "Cinquemila euro io non li posso pagare" conclude lui amareggiato.