di Franco Veroli
"Capire quando, dove e perché veri e propri paradisi della natura sono stati trasformati in luoghi di confini e detenzione". È questo il senso del libro "Isole carcere. Geografia e storia" (Edizioni GruppoAbele, Torino 2022) del maceratese Valerio Calzolaio, in presentazione in tutta Italia (i prossimi appuntamenti il 5 dicembre a Brescia e il 9 a Roma). Calzolaio, 66 anni, è nato a Recanati, ma "da sempre" vive a Macerata. Laureato in Scienze Politiche, ha proseguito nell’attività di ricerca, con due borse di studio di storia costituzionale in Francia e in Inghilterra; è stato professore a contratto di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata. Deputato per quattro legislature, dal 1996 al 2001 è stato sottosegretario all’Ambiente e, poi, consulente Onu. Giornalista e saggista, ha collaborato con quotidiani nazionali e scritto libri.
Da dove nasce l’idea di un libro sulle "Isole carcere"?
"In gioventù ho incrociato due personalità che hanno mi hanno segnato: Antonio Gramsci, arrestato e mandato al confino a Ustica, e Nelson Mandela che ha trascorso 20 dei suoi 26 anni di detenzione in un’isola carcere al largo di Cape Town. Da allora ho sempre avuto il "tarlo" del binomio tra isola e carcere. Quando, poi, nel 1992, sono diventato parlamentare, mi sono dovuto occupare della destinazione delle due isole, fino ad allora carceri di massima sicurezza, ovvero Asinara e Pianosa, a parchi naturali. Da allora ho iniziato a raccogliere materiale sulla storia delle isole carcere, come pure su saggi, romanzi, film che ne hanno trattato".
Isola e carcere sono a volte sovrapponibili?
"Un’isola non è, per natura, una prigione. Le culture umane, però, hanno manifestato la capacità di usare la specifica barriera intorno a ogni isola anche per isolarsi o per isolare propri simili, facendo diventare l’isola un luogo di detenzione per altri. Questo uso rompe la discontinuità propria dell’isolamento geografico e, per altri versi, la raddoppia, la determina per chi ci va o vi viene lasciato. Ecco i fenomeni dell’isolazionismo e dell’uso penale dell’isolamento su isole: il doppio isolamento".
Come ha condotto l’indagine?
"Ho fatto un viaggio nello spazio e nel tempo, non a caso già nel titolo parlo di geografia e storia di queste isole".
Parliamo del tempo…
"Se parliamo di isolamento possiamo già riferirci all’ostracismo della Grecia del V secolo avanti Cristo. Ma fu in epoca romana che venne praticato ufficialmente il confinamento o l’imprigionamento su isole. In varie parti del mondo e nella storia di vari popoli, esilio, imprigionamento o lavori forzati sulle isole hanno continuato a essere praticati fino all’età contemporanea, in cui spiccano le isole usate per confinare gli oppositori politici, come nel regime fascista"
Un quadro l’ha ricostruito.
"In questo primo elenco ci sono 273 isole carcere, oltre 50 in Italia, quasi 100 nel Mediterraneo, ma non sono tutte. Di 22 ho dato una descrizione analitica, in quanto casi emblematici".
Prendiamone una…
"L’isola di San Domino, nell’arcipelago delle Tremiti, fu luogo di esilio forzato già quando Augusto vi relegò la nipote Giulia, accusata di adulterio. E lo è stata nel periodo fascista, in particolare per gli omosessuali, confinati su quest’isola dopo le leggi razziali, adducendo il reato di attentato alla razza italiana. C’è solo un monumento del 1980 vicino all’alloggio per i confinati, ma nessuna memoria di quel che è accaduto agli omosessuali. Credo sia opportuno che chi oggi gode della straordinaria bellezza delle Tremiti abbia la consapevolezza che adesso sono una conquista rispetto all’utilizzo, non sempre così generoso e aperto, fatto nel passato".