LUCIA GENTILI
Cronaca

Interrogatori fiume sulla baronessa: "Così quel giorno ritrovammo i resti"

In caserma a Tolentino i cacciatori che si imbatterono nelle ossa di Jeanette Bishop May e Gabriella Guerin

Interrogatori fiume sulla baronessa: "Così quel giorno ritrovammo i resti"

Jeannette Bishop May, 40enne inglese, ex moglie del banchiere Evelyn Rothschild

Macerata, 9 novembre 2024 – Seconda giornata di interrogatori, ieri, alla caserma dei carabinieri di Tolentino, per cercare di risolvere il mistero – dopo 44 anni – sulla morte della baronessa Rothschild e della sua segretaria Gabriella Guerin. Jeannette Bishop May, 40enne inglese, ex moglie del banchiere Evelyn Rothschild, e la sua assistente, la 39enne friulana Guerin, sparirono da Sarnano il 29 novembre 1980. Giovedì sono stati sentiti il geometra Nazzareno Venanzi con la moglie Francesca Carducci, il cugino Angelo Venanzi, Dea Pellegrini (che faceva da interprete per la famiglia Venanzi) e Ortelio Valori, titolare dell’hotel Sibilla.

Ieri, dal pm Francesco Carusi che coordina l’indagine, e dal Ros (Raggruppamento operativo speciale) di Roma, è stata la volta dei due cacciatori che il 27 gennaio 1982 trovarono i resti delle due donne, Domenico Panunti – accompagnato dalla moglie Patrizia Rampichini, anche lei entrata in caserma – e Corrado Ermini. Poi Antonio Porfiri, il figlio di Vittorio, il sarnanese che aveva venduto alla baronessa il casolare in contrada Schito. E Gianni Bianchelli, che le aveva viste nel pomeriggio della scomparsa.

Il 65enne Porfiri ha dichiarato: "All’epoca avevo 21 anni e lavoravo fuori, non ero a casa. Ricordo che mio padre non sapeva che fine avesse fatto. Era una donna intraprendente, vocata all’avventura. Non si può escludere niente". Bianchelli, che lavorava come commesso nel negozio "Tutto per l’edilizia": "Quel pomeriggio la baronessa era venuta a fare spesa da noi, con la sua assistente. Non sapevo dove dovesse andare, anche perché parlava in inglese. Iniziava a fare buio. In fondo al viale ricordo un’auto rossa, che sembrava stesse aspettando le due donne; si sono fermate due secondi e poi sono ripartite andando verso il paese. Per riaprire il caso, immagino che gli inquirenti ci vedano qualcosa di non chiaro".

Nel documentario del 2011 di Galassi, Bianchelli aveva aggiunto che la baronessa, mentre era in negozio, aveva ricevuto una telefonata che l’aveva fatta "alterare". Corrado Ermini, di Acquacanina di Fiastra, si accorse dei corpi in un secondo momento: "I resti li ha trovati Panunti, io stavo con il fratello. Ci eravamo messi d’accordo per fare una battuta di caccia al cinghiale, avendo io il cane. I corpi erano messi in una posizione di riposo, in pendenza, un po’ affossati nel terreno perché probabilmente erano lì da tanto tempo. Non so come le due donne possano essere arrivate a Fiastra. Sono state uccise o hanno avuto un incidente nella neve? E se fosse stata una disgrazia? Io comunque non ho mai ricevuto pressioni in questi anni". Anche Panunti, nato a Camerino (città dove lavorava all’ufficio del registro) è di Fiastra. Ieri – uscito dalla caserma alle 18.30, dopo essere stato convocato alle 9 – non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Nello stesso documentario di tredici anni fa, aveva detto: "Quel giorno mi ha cambiato letteralmente la vita. È dura superarla. Passare notti in bianco, settimane senza dormire con gli occhi sbarrati, pensando che mi succederà? Vorrei metterci tanto una pietra sopra, ma non è possibile: sono passati tanti anni e ancora se ne parla, “hai voglia“ per quanto se ne parlerà. Dal fondo valle risalivo verso la montagna; ho visto i resti di queste donne. C’erano tutte ossa, le borsette, pochi indumenti, gli stivali, il cuoio capelluto. Secondo me erano due anni che stavano lì". Gli interrogatori continueranno la prossima settimana; tra i nuovi teste, dovrebbe esserci un cantoniere.