LORENZO MONACHESI
Cronaca

In un libro la sua storia di rinascita: "Come ho fatto a vincere la ’guerra’ contro anoressia e autolesionismo"

Margherita Forconi racconta il periodo difficile che ha vissuto tra i 18 e i 19 anni. "Spero possa servire ai giovani che stanno vivendo questo genere di difficoltà. Bisogna farsi aiutare, da soli non se ne viene fuori".

In un libro la sua storia di rinascita: "Come ho fatto a vincere la ’guerra’ contro anoressia e autolesionismo"

In un libro la sua storia di rinascita: "Come ho fatto a vincere la ’guerra’ contro anoressia e autolesionismo"

"Sì, oramai penso di avere vinto la mia guerra contro l’anoressia e l’autolesionismo". La ventenne maceratese Margherita Forconi, studentessa di Lettere antiche a Padova, ha raccontato la sua storia nelle pagine "Ora che siamo soli" (Giaconi Editori, 2023) che ha presentato con successo anche alla vasta platea del Festival del libro di Torino. "Avevo tra i 18 e i 19 anni quando ho attraversato quel momento così difficile". Nella presentazione del libro si legge che "di fronte alle decisioni vere della vita, quelle che determinano chi sei e chi sarai, si è sempre soli. Non contano gli amici, ma anche meno i genitori. Cosi si è soli nel decidere se mangiare o no, se farsi del male o no, se vivere o morire". Forconi ha portato alla luce un malessere e lo ha condiviso con coraggio, magari la sua esperienza può essere d’aiuto a chi sta vivendo quelle difficoltà o a quei genitori che si vedono catapultati in situazioni così complicate.

Forconi, ma lei come si vedeva in quel periodo?

"Non mi vedevo magra anche se lo ero, non mi vedevo bella e mi vedevo non meritevole di nulla".

E gli altri come la vedevano e cosa le dicevano?

"Ho rimosso questa parte".

Lei a un certo momento ha chiesto aiuto, come ha fatto a capire che da sola non ne sarebbe uscita fuori?

"Ero in terapia quando mi sono tagliata per la prima volta, la terapeuta mi ha spinto ad aprirmi e ho chiesto aiuto al mio allenatore (la giovane era un’agonista di atletica) perché lui non era emotivamente coinvolto come i miei genitori che ho informato successivamente".

Cosa le ha dato parlare con il coach?

"Mi dato quell’ascolto che non avevo trovato altrove".

Quanto le è stato utile scrivere un libro sulla sua esperienza?

"A posteriori mi ha offerto tante opportunità di parlarne con gli altri, posso affrontare anche il tema del dolore senza averne paura, senza temere giudizi".

Cosa l’ha colpita delle varie presentazioni?

"Mi ha resa felice che il libro sia stato letto da molti adulti per capire questa generazione, può essere un tentativo di comunicazione fra generazioni che sembrano separate da un muro".

Cosa le hanno lasciato gli incontri che si sono succeduti nell’anno dopo l’uscita del libro?

"Sono state esperienze differenti che mi hanno lasciato tanto su cui riflettere. Posso parlare con gli adulti che hanno una difficoltà a mettersi in sintonia con i giovani, ma posso anche parlare con gli adolescenti che magari stanno vivendo il mio disagio di un tempo".

Ma cosa l’ha spinta a mettere nero su bianco ciò che ha vissuto?

"La rabbia perché non è possibile arrendersi senza che qualcosa possa cambiare questa situazione".

E adesso come si sente?

"Emotivamente più matura, ho una grande consapevolezza di me e sento di potere vivere meglio".

La scrittura è stato un momento circoscritto a quel periodo oppure è una strada che intende percorrere?

"Scrivere mi è sempre piaciuto. Ho ora scritto un secondo libro "Dove crescono i papaveri" (Giaconi Editore) incentrato sul lutto. Sono storie in cui ci si confronta con la morte ed è un mio tentativo di dimostrare che dopo un lutto si può tornare a vivere e non solo a sopravvivere".