GAIA GENNARETTI
Cronaca

In missione nelle Filippine. La testimonianza di tre ventenni:: "La ricchezza e nella semplicità"

Hanno trascorso quasi un mese con suor Cinzia Fiorini a Tugbok dove le religiose gestiscono un orfanotrofio: "Un’opportunità di scoprire una nuova realtà, metterci in gioco e riflettere su noi stessi".

Hanno trascorso quasi un mese con suor Cinzia Fiorini a Tugbok dove le religiose gestiscono un orfanotrofio: "Un’opportunità di scoprire una nuova realtà, metterci in gioco e riflettere su noi stessi".

Hanno trascorso quasi un mese con suor Cinzia Fiorini a Tugbok dove le religiose gestiscono un orfanotrofio: "Un’opportunità di scoprire una nuova realtà, metterci in gioco e riflettere su noi stessi".

Nelle Filippine in missione non solo per servire la comunità e conoscere un altro popolo, ma per riscoprire se stessi e la loro fede. Quella di Marta Antognozzi, 22enne di San Severino e i sarnanesi Maria Lucia Sargolini, 20 anni, e Lorenzo Lucarelli, 23 è stata un’estate diversa dal solito e ora lanciano anche una raccolta fondi.

I ragazzi hanno trascorso tre settimane con suor Cinzia Fiorini delle Sorelle missionarie dell’amore di Cristo (Smac) in missione a Tugbok, nelle Filippine. Lì le suore gestiscono un orfanotrofio, la Providence Home of Saint Joseph.

Come è nato il desiderio di affrontare questo viaggio?

"Da diverso tempo eravamo a conoscenza della missione. Quando la scorsa estate Suor Cinzia ci ha proposto di partire con lei abbiamo accolto la richiesta con entusiasmo, vedendola come un’opportunità di scoprire una nuova realtà, di metterci in gioco e soprattutto la possibilità di essere al servizio della nostra comunità in un modo diverso dal solito. Siamo abituati a organizzare attività per i ragazzi dell’Azione Cattolica, ma quello che ci aspettava era un viaggio che ci ha permesso di riscoprire un’altra cultura, un altro popolo, noi stessi e la nostra fede".

Con quale spirito e quali aspettative siete partiti?

"Non ci si siamo interrogati troppo su quello che ci aspettavamo. Forse era tutto così lontano e così differente che non ne sentivamo nemmeno il bisogno. Il primo giorno che eravamo là ci ha scritto un’educatrice che aveva già fatto questa esperienza dicendoci che ogni percorso che facciamo è infinitamente più grande e sorprendente di quello che potremmo pensare. Ora che siamo tornati abbiamo capito questa frase. Ci siamo resi conto della potenza dell’affidarsi e del lasciarsi sorprendere, dell’essere semplici come lo sono stati i bambini con noi".

Quali attività avete fatto?

"La prima settimana abbiamo organizzato attività e giochi che solitamente organizziamo ai campi scuola Acr, per iniziare a conoscere i bambini, e per lasciare che loro conoscessero noi. Abbiamo avuto la bellissima occasione di portarli al mare, un gesto che sembrerebbe scontato, ma a causa della difficoltà di raggiungere il posto con i mezzi e di quelle economiche per loro è un evento raro, ed è impressa nelle nostre menti la loro profonda felicità. Durante la seconda settimana i bambini sono tornati a scuola, così noi abbiamo fatto visita alle diverse comunità base aiutate dalle sorelle Smac in montagna nelle quali abbiamo portato i materiali della raccolta fondi effettuata a San Severino prima della nostra partenza. Nella terza settimana siamo stati nella casa-famiglia, trascorrendo la maggior parte del tempo con le Sorelle e i ragazzi, vivendo giornate tipiche filippine. L’ultima domenica abbiamo partecipato ai sacramenti di battesimo e comunione dei bambini. Per provare a ricambiare almeno una parte di tutto il bene ricevuto, abbiamo organizzato una raccolta fondi su GoFundMe per finanziare la costruzione della casa dove dormono i 30 ragazzi, ora sistemati in letti di fortuna. Per questo ci appelliamo alla comunità, chiedendo un contributo, che seppur piccolo, può fare una grande differenza".

Cosa vi ha lasciato questo viaggio?

"Questa esperienza è tra le migliori della nostra vita. Un insieme di meraviglia e gratitudine che ci portiamo nel cuore. Non possiamo non testimoniare la semplicità delle persone che abbiamo incontrato. Una semplicità che si fa accoglienza e condivisione, quando siamo andati nelle comunità in montagna. Lì le persone, pur non avendo nulla, hanno fatto il cibo da festa; molto diverso da noi, che a volte ci facciamo problemi nell’accogliere qualcuno in casa. Una semplicità che si fa genuinità nello stupore dei bambini, che si fa anche risata, e che si fa affidarsi a Dio".