BENEDETTA LOMBO
Cronaca

In carcere per droga, era innocente. Maxi risarcimento a un nigeriano arrestato dopo l’omicidio di Pamela

Lo Stato condannato a pagare un indennizzo di quasi 80mila euro per l’ingiusta detenzione di un 38enne

In carcere per droga, era innocente. Maxi risarcimento a un nigeriano arrestato dopo l’omicidio di Pamela

In carcere per droga, era innocente. Maxi risarcimento a un nigeriano arrestato dopo l’omicidio di Pamela

È stato nove mesi in carcere e poi altri quattro ai domiciliari, ma era innocente e non ha avuto comportamenti ostativi al riconoscimento dell’indennizzo: lo Stato dovrà pagare quasi 80mila euro a un 38enne nigeriano (I.E. le iniziali). A riconoscere all’extracomunitario il diritto alla riparazione per l’ingiusta detenzione è stata la Corte d’Appello di Ancona dopo un complesso iter portato avanti dal legale del 38enne, l’avvocato Simone Matraxia. L’antefatto. Il nigeriano era finito in una corposa indagine antidroga avviata dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro (30 gennaio del 2018). Il delitto, maturato nell’ambiente della tossicodipendenza, portò infatti a un potenziamento del contrasto allo spaccio di droga sfociato in due consistenti indagini che portarono all’individuazione di 27 extracomunitari.

Un filone di indagine interessò nove nigeriani tra cui anche I. E. che il 21 dicembre 2018, su ordine del gip, finì in carcere. Ci rimase fino al 26 settembre del 2019 quando la misura fu sostituita con quella degli arresti domiciliari e si protrasse fino al 19 gennaio 2020 quando il giudice dispose la revoca della misura. Intanto dei nove imputati, quattro scelsero l’abbreviato e furono condannati a pene tra i cinque e i quattro anni e quattro mesi, mentre gli altri cinque, compreso I. E., scelsero l’ordinario. A marzo 2020 tre nigeriani furono condannati a sei anni e quattro mesi (uno) e sei anni (gli altri due) mentre I. E. e un connazionale furono assolti. Già nel corso del processo però, quando per la difesa erano venuti meno i cosiddetti gravi indizi a carico del 38enne, fu chiesta la revoca dei domiciliari ma senza esito. In particolare due dei tre presunti acquirenti (il terzo era ancora da sentire) in aula non riconobbero l’imputato quale pusher. Poi il 2 marzo di quattro anni fa l’assoluzione "per non aver commesso il fatto". L’avvocato Matraxia presentò quindi un’istanza di risarcimento per ingiusta detenzione, sottolineando come il giovane non avesse tenuto alcun comportamento né doloso né colposo che avesse potuto concorrere a cagionare la misura. "È stato soltanto vittima di erronei riconoscimenti fotografici ad opera di assuntori di stupefacenti", spiegò il legale nell’istanza individuando nella somma di 79.589 euro il totale dell’indennizzo dovuto dallo Stato dal momento che il nigeriano era incensurato, di giovane età, regolare sul territorio nazionale e aveva subito danni particolarmente intensi. La Corte d’Appello di Ancona rigettò la richiesta, l’avvocato allora propose ricorso in Cassazione che lo accolse annullando il provvedimento di rigetto e rinviando gli atti alla Corte d’Appello. I giudici dorici hanno così riconosciuto il diritto del nigeriano ad ottenere 79.589 euro a titolo di indennizzo dal Ministero dell’economia e delle finanze, oltre alle spese legali.