
di Lorenzo Monachesi
"Ho pianto solo una volta in campo, erano lacrime di gioia avendo centrato la qualificazione per le Olimpiadi". Per la maceratese Ilaria Cacciamani il 27 luglio 2019 non può essere una data come tante altre, perché quel giorno le azzurre batterono 5-0 l’Inghilterra nel match decisivo per Tokyo 2020. "Oggi sono emozionatissima. È la mia prima Olimpiade – aggiunge l’atleta, nata nel 1994 –. Era un obiettivo che inseguivo da tempo, averlo raggiunto mi trasmette un’enorme soddisfazione".
Qual è stata l’occasione in cui si è innamorata del softball?
"La passione è sbocciata nel 2003 quando mio padre Franco, che ha giocato a baseball, mi ha accompagnata al diamante a vedere il torneo di qualificazione per le Olimpiadi di Atene. In quella settimana di partite mi sono innamorata di questo sport e avevo 9 anni".
Il softball è stato riammesso ai Giochi, cosa ha provato quando era stato cancellato?
"Ero ancora piccola, però pensandoci è come se mi fosse stato rubato un sogno".
Lei ha partecipato a due Mondiali e a cinque Europei, vincendone tre: qual è stata la maggiore soddisfazione?
"La qualificazione olimpica perché, ripeto, i Giochi sono sempre stati il mio sogno. Vincere l’Europeo è senza dubbio una grossa soddisfazione, ma avere strappato il biglietto per Tokyo è un’emozione indescrivibile".
Come si immagina questo appuntamento?
"Un’esperienza diversa da tutte le altre che mi regalerà emozioni infinite. Ricorderò per sempre questi giorni, voglio viverli più intensamente che mai".
Avevate in tasca il biglietto quando è arrivato il Covid. Come ha vissuto i momenti che hanno rimesso in discussione i Giochi?
"È stato difficile da accettare quando non si sapeva ancora se le Olimpiadi si sarebbero disputate o rinviate. C’era addirittura l’ipotesi di una cancellazione. Ho tirato un sospiro di sollievo quando le hanno posticipate. In quel periodo mi sono limitata a impegnarmi e a dare il massimo senza pensare al futuro, ma adesso quel futuro è oggi".
Adesso cercherete di lasciare il segno sul campo.
"Stati Uniti e Giappone hanno qualcosa in più delle altre nazionali, sul podio c’è ancora posto e sarà una lotta tra noi, Australia, Canada e Messico".
Qual è la lezione ricevuta in 18 anni di softball?
"Quella di cavarmela da sola in quanto fin da piccola ho iniziato a viaggiare. Poi ho appreso l’importanza del lavoro di squadra".
Quando è andata via da casa?
"Dal 2009 al 2011 sono stata a Tirrenia per frequentare l’Accademia di baseball e softball. Si viveva nel centro di preparazione dove ci si allenava tutti i pomeriggi, mentre le mattine si andava a scuola".
Che studi ha fatto?
"Ho il diploma di ragioneria e poi ho fatto la triennale di Mediazione linguistica a Macerata".
Non le mancava la famiglia in quegli anni all’Accademia?
"All’inizio, ma era un bell’ambiente e ciò mi ha aiutata a superare in fretta quella nostalgia".
Quando ha saputo di essere stata convocata per Tokyo?
"Domenica scorsa. E prima di quel momento non ero sicura di partecipare".
I suoi genitori come hanno reagito?
"Erano molto contenti, in questi anni mi hanno seguita e poi sapevano quanto ci tenessi".
C’erano i suoi familiari a Castion di Strada quando domenica avete vinto gli Europei?
"Sono venuti mio padre e mia sorella Giorgia, mentre mamma Loretta non è potuta essere presente per motivi di lavoro".
Lei, Marta Gambella e Pierpaolo Illuminati: è un caso che Macerata abbia portato tre atleti alle Olimpiadi tra baseball e softball?
"Non credo proprio al caso, ciò significa che a Macerata c’è stata e c’è ancora una tradizione".
Si ricorda il 2013 quando lei ha partecipato al primo appuntamento internazionale con la nazionale maggiore?
"Certo. Non pensavo che sarei stata convocata e poi sono partita nello stesso giorno in cui ho sostenuto la maturità".
Era più preoccupata per l’esame a scuola o per quello in azzurro?
"Per quello a scuola. "Ho preso 90 e poi agli Europei abbiamo chiuso al secondo posto".
Ora c’è da pensare alle Olimpiadi. Oggi (ieri, ndr) è fissata la partenza. Messo qualcosa di particolare nella valigia?
"Sì, il mio portafortuna: un oggetto che mi è stato regalato".