"Il settore moda sta soffrendo, le prospettive per la Milano fashion week non erano le migliori, ma era importante esserci e il risultato c’è stato". Su Micam, Mipel e Lineapelle, le fiere appena concluse a Milano alle quali hanno partecipato le imprese marchigiane legate a Confindustria, Matteo Piervincenzi, Alessio Castricini e Sergio Sciamanna, responsabili dei comparti del settore, hanno tracciato un bilancio in chiaroscuro.
"Per la tenuta della moda occorre un sostegno del governo fatto di ammortizzatori sociali e facilitazioni di accesso al credito. Le aspettative sulle fiere, che pure sono le principali piattaforme di vendita del settore, non erano alte – ammette Piervincenzi, responsabile della sezione calzature –, dei 41mila addetti presenti il 45% veniva dall’estero, specie da Germania, Francia e Spagna, ma anche dal nord America, Giappone e Cina". Le difficoltà del settore moda vengono "dall’abbassamento dei consumi delle famiglie, dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, ma anche dalle difficoltà economiche di Germania e Cina. Molti nostri imprenditori non sanno come affrontare la situazione, serve il sostegno del governo per ripartire. Bisogna puntare molto su digitalizzazione e sostenibilità". Castricini, presidente della sezione accessoristica, parla di "flessione rispetto alle edizioni precedenti, con annesso un cambio di geografie. Calano i visitatori italiani, ora hanno più peso i visitatori da Usa e Cina, mentre diminuiscono quelli dai paesi europei. Il tutto si riflette anche sul mercato dei prodotti finiti". Castricini riferisce che "le aziende che hanno esposto stanno comunque investendo in nuovi macchinari". Per la fiera primavera-estate 2025, "la filiera cerca innovazione a livello di materiali, a livello di suole leggere e performanti. Vanno molto poi le rifiniture lucide e metallizzate". Per la sezione pelli, Sciamanna traccia un bilancio, pur nel contesto generale sofferente, positivo: "Viste le poche aspettative, l’edizione del Micam è stata positiva. I buyer sono confermati, anche se l’alta gamma sta facendo fatica. Si prova a resistere; negli anni passati i grossi brand ci hanno aiutato ad acquisire ordini, ora dobbiamo rivedere le dinamiche, puntare sui nostri marchi e i nostri prodotti, innovare stilisticamente, anche con nuovi materiali".
"I mercati di riferimento sono prettamente esteri – specifica Sciamanna –, forse è mancato qualche cliente asiatico. A livello di presenze e di ordini abbiamo confermato le ultime edizioni, ma rispetto a quelle pre Covid, complice l’odierno, drammatico scenario geopolitico, la situazione è difficile. Ciò non toglie che il risultato della fiera sia stato positivo".