"È la bella favola di un bambino che tifa Fiorentina e che si trova a essere protagonista in campo della squadra del cuore quando vince lo scudetto (1968-69)". Il regista Roberto Davide Papini firma l’idea e la realizzazione del documentario sul calciatore maceratese Pino Brizi (1942-2022), che ha indossato la maglia viola dal 1962 al 1976 diventandone anche il capitano. Ieri sono iniziate le riprese a Macerata con Massimo Cencioni dietro la macchina da presa: il ciak è stato dato al campo della Vittoria dove il piccolo Nicola Testa, che interpreta Brizi, palleggia in mezzo al campo ed esulta, perché nel 1955-56 la sua squadra del cuore vince il primo tricolore. Poi la cinepresa inquadra Nicolò Nisi che indossa la maglia originale viola del nonno Pino al quale assomiglia in modo sorprendente.
"Sono fiorentino – dice il regista Papini, che ha firmato i documentari su Armando Picchi, Romeo Menti, Gino Bartali premiati in importanti rassegne – e tifoso dei viola. Mi ha incuriosito la storia di questo ragazzino amante della Fiorentina che poi ne diventa un caposaldo in campo". Brizi è stato un difensore con i fiocchi. "L’ho visto giocare, era un libero dalla grande classe e a Firenze è stato soprannominato Brizinbauer". Nel documentario sono raccolte diverse testimonianze. "Abbiamo già quelle di Giancarlo Antognoni, Moreno Roggi, poi abbiamo in programma di parlare con Claudio Merlo, Luciano Chiarugi e Salvatore Esposito". L’ex calciatore, oggi allenatore, Giovanni Pagliari ha ricordato il tecnico Brizi. "Mi ha allenato dal 1979 al 1981 nella Maceratese, due splendide stagioni in cui mi ha insegnato molto sul piano calcistico, ha tirato fuori il meglio di me. Lo ricordo quando facevamo il torello, lui aveva un piede d’oro e ci faceva spesso il tunnel con garbo. Non ha mai alzato la voce, nemmeno nei momenti difficili. Ecco, ci sono persone che lasciano un segno a livello umano e tra questi c’è Pino". Alberto Prenna è stato suo compagno di squadra. "Abbiamo giocato assieme – ricorda – e insieme siamo partiti per Firenze, dove ha fatto una carriera straordinaria rimanendo sempre modesto e umile. Ricordo il suo debutto contro la Spal, i viola vinsero 1-0 grazie al gol di Pino". È stato un giocatore molto tecnico. "Sapeva usare indifferentemente i due piedi – continua Prenna – ed ecco perché il suo rendimento era sempre alto in qualsiasi zona del campo".
Il documentario ha toccato anche lo Sferisterio, la torre civica e altre zone della città. "Nelle prossime settimane – anticipa Papini – lavoreremo sul materiale raccolto. Sarà pronto a settembre, anche se cercheremo di terminare a fine luglio. Mi piacerebbe presentare il documentario a Macerata, vorremmo partecipare ai vari festival e la gente potrà vedere il filmato sui siti del gruppo Monrif (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno)". Ci sono momenti che rimangono indelebili, facendo scattare quel qualcosa così forte capace di accompagnarti nella vita, come nel caso del tifoso passotreiese Francesco Panata, intervistato nel documentario. "Il pensiero – sfoglia l’album dei ricordi – corre ai tempi della scuola e mi rivedo ragazzino ai Salesiani dove in campo riuscivo a creare scompiglio tra gli avversari e per questa ragione i compagni mi chiamavano Julinho (1929-2003, considerato la migliore ala brasiliana dopo Garrincha)". Sarà forse da allora che la Fiorentina gli è entrata nel cuore. "L’ho sempre seguita, la ricordo con affetto quando ha vinto lo scudetto con Brizi ma anche nei momenti più difficili". Questa passione è contagiosa al punto che ha toccato anche la figlia Maria e la moglie Lida Montedoro. "Siamo tutti tifosi della Fiorentina – dice Maria – e lo scorso anno i miei genitori hanno seguito la "viola" nelle gare in Europa e il 29 saremo ad Atene alla finale della Conference League".