LORENZO MONACHESI
Cronaca

Il designer Claudio Messale: "Da San Ginesio fino a Detroit, ecco come si crea un’auto"

Il 65enne è stato capo dei ’disegnatori‘ della Ford, tra le sue ideazioni il monovolume S Max "La fase creativa parte dagli schizzi, poi si passa ai modellini e alla scala naturale".

Il 65enne è stato capo dei ’disegnatori‘ della Ford, tra le sue ideazioni il monovolume S Max "La fase creativa parte dagli schizzi, poi si passa ai modellini e alla scala naturale".

Il 65enne è stato capo dei ’disegnatori‘ della Ford, tra le sue ideazioni il monovolume S Max "La fase creativa parte dagli schizzi, poi si passa ai modellini e alla scala naturale".

"A San Ginesio il maestro Eno Panichelli ha contribuito a formarmi una mente rivolta all’arte e a far emergere una vena creativa che mi è stata d’aiuto nel mio lavoro come designer alla Ford". Si lascia andare ai ricordi Claudio Messale, 65 anni, a lungo chief designer della casa automobilistica americana, per la quale ha lavorato anche a Detroit (dove fu realizzata la prima catena di montaggio), e ora in pensione. "Mio padre era di Gualdo e mia madre di Sant’Angelo in Pontano. Quando avevo due anni ci siamo trasferiti a San Ginesio e a 9 anni siamo andati a Roma".

Messale, nel 2006 lei è stato nominato cittadino onorario di Gualdo. Qual è il significato di questo riconoscimento?

"È un grosso orgoglio, lo fu anche per mio padre che quel giorno si intrattenne a parlare con gli amici e conoscenti. Lo ricordo fiero che mi fosse stata conferita questa onorificenza".

Cosa ricorda della permanenza a San Ginesio?

"Le abbondanti nevicate e per andare a scuola i genitori erano costretti a spalare per ricavare dei passaggi, mentre noi bambini avevamo le mani piene di geloni perché giocavamo con la neve. Poi mi viene in mente la bellezza di vivere in un ambiente dove le persone si volevano bene, dove ci si aiutava gli uni con gli altri, dove c’era un forte spirito di comunità. C’era un’atmosfera unica diversa da Roma, dove c’erano persone molto simpatiche ma c’era anche più individualismo".

Però Roma propone tante occasioni.

"Quel trasferimento è stato per me positivo perché una grande città offre molto sul piano della crescita".

Come capì che il suo futuro sarebbe stato nel settore automobilistico?

"Io ero più appassionato di arte e pittura mentre mio fratello era un fanatico delle auto, ricordo che disegnava le sue macchinine. Poi ha trovato un lavoro di tutt’altro genere, ma mi ha incoraggiato spingendomi a Torino per frequentare una scuola specifica".

Una scelta convinta oppure temeva di non trovare alla fine un’occupazione in linea con quanto studiato?

"Quel timore c’era, del resto si tratta di un lavoro ristretto non essendoci molti designer. Però prima che finissi la scuola ebbi dei colloqui con la Ghia (azienda di Torino attiva nel settore automobilistico, ndr) a cui piacquero i miei bozzetti. Alla fine mi fecero lavorare su alcuni progetti, al capo piacque un mio lavoro e mi assunse".

Quante auto ha disegnato con la Ford?

"Non è facile da dire con precisione, direi una dozzina di auto di produzione e 4-5 da salone proposte a quelli di Torino, Ginevra e forse anche a Parigi".

Quanto tempo ci vuole prima di passare da un modello presente su un foglio a uno vero e proprio?

"Dipende dal progetto, per la produzione un anno e mezzo-due anni. A volte si parte con celerità perché c’è bisogno di fare in fretta per soddisfare le esigenze di mercato. La fase creativa parte dai bozzetti, dagli schizzi, si fanno i modellini in scala e poi si sceglie di procedere con la scala naturale e al processo di fattibilità".

Qual è il modello di cui va più fiero?

"La S Max, una monovolume. Con il team cercammo di trovare un connubio tra una vettura aggressiva e sportiva con la possibilità di alloggiare sette persone e di disporre di un ampio bagagliaio. È stata eletta auto dell’anno nel 2007 e ha ricevuto tanti altri riconoscimenti. È una delle vetture che mi dà ancora tanti piacevoli ricordi".

Come riesce lo staff creativo a convincere il management della bontà di una certa linea e a sostenere investimenti di un certo peso?

"In estetica non c’è mai un discorso oggettivo: può piacere o no. Occorre saper proporre e vendere il prodotto ai vertici dell’azienda, questa è una delle fasi più critiche, ma i nostri modelli hanno vinto le loro osservazioni".

Lei è sempre rimasto nella Ford, non è stato corteggiato da altre Case?

"Ho ricevuto un’offerta dalla Lancia, ne ho parlato con il mio capo alla Ford il quale mi ha promesso che mi avrebbe mandato a fare esperienza a Detroit dove ho trascorso cinque anni. È stato un periodo di crescita professionale ma anche per la mia famiglia, poi sono tornato a Colonia, dove vivo".

Riesce a mantenere i rapporti con il suo paese?

"L’ultima volta è stato circa due anni fa, quando ho fatto un giro tra San Ginesio, Sarnano, Gualdo: è stato molto bello e contiamo di tornare a settembre. È un tuffo nelle radici della famiglia, incontrare persone che conosco, assaporare di nuovo i sapori della mia infanzia".