di Paola Pagnanelli
"Io gli ripetevo: “Fermati, lo ammazzi!’’, ma lui mi ha risposto di farmi i fatti miei". Il civitanovese Mariano Mosconi, uno dei testimoni oculari dell’omicidio di Alika Ogorchukwu, ha rivissuto davanti alla corte d’assise i drammatici momenti avvenuti a Civitanova il 29 luglio. Imputato di omicidio volontario è il salernitano 33enne Filippo Ferlazzo. E ieri in aula ha parlato anche sua madre. "Ho sentito Alika e Ferlazzo litigare – ha raccontato Mosconi, rispondendo alle domande del pm Claudio Rastrelli –. Ferlazzo ha tolto la stampella all’altro, poi l’ha inseguito e picchiato. Io gli dicevo di smettere, mi ha risposto: “Fatti i fatti tuoi pezzo di m...’’. Molti mi hanno accusato dicendo che avrei potuto fare di più, ma che ne sapevo se aveva un coltello o una pistola". Il testimone, rispondendo all’avvocato Francesco Mantella, parte civile per la vedova, il figlio e gli altri parenti della vittima, ha spiegato di aver visto il campano colpire il nigeriano con il cellulare alla tempia. Stefano Cesca, titolare della fonderia che aveva assunto il salernitano, ha confermato che l’imputato aveva sempre lavorato meno ore rispetto alle 8 giornaliere, e ha raccontato di una discussione per il rinnovo del contratto. "Era il giovedì prima dell’omicidio, era apprensivo. È stato l’unico episodio del genere in azienda". La vita difficile di Ferlazzo prima di Civitanova è stata invece raccontata, con grande fatica, dalla madre Ursula Loprete. La donna ha parlato dell’abuso di sostanze da quando aveva 16 anni, dei 18 mesi in una comunità di Lecce, la Sol Levante, e degli altri ricoveri, 10 o 15, subiti nel tempo. "Poi ha conosciuto una donna ed è venuto qui, ha trovato lavoro, mi sembrava un miracolo. Speravo che i medici mi aiutassero a capire le cause del suo malessere, hanno sempre parlato di bipolarismo, psicosi, ma la rabbia più grande è che l’unica cura fossero i farmaci". Alle domande dirette, la donna ha raccontato che il padre di Filippo era violento, e che la loro separazione era stata molto conflittuale; il padre aveva smesso di vedere il figlio da quando lui a 15 anni era tornato con la madre. "Anche con il mio nuovo compagno c’erano stati attriti". Su richiesta del difensore del figlio, la donna ha ammesso di aver denunciato Filippo nel 2021: "Mi aveva spinto, poi ho ritirato la querela". Ha negato che in comunità ci fossero stati problemi, ma l’avvocato Bizzarri ha prodotto i documenti della Sol Levante, dove si parla del comportamento aggressivo di Ferlazzo e del discontrollo degli impulsi. "Filippo è particolare, bisogna capirlo e non tutti sono in grado". La direttrice del carcere di Montacuto, Manuela Ceresani, ha confermato il quadro. "Era difficile trovargli una camera, gli altri detenuti non lo vedevamo di buon occhio (abbiamo il 40 per cento di detenuti stranieri e buona parte dal nord Africa), e lui non aveva atteggiamenti di convivenza. Ha girato tutte le sezioni prima del trasferimento". Cruciale ora sarà la prossima udienza, il 3 maggio: si confronteranno lo psichiatra Gianni Giuli, che ha dichiarato l’imputato capace di intendere e di volere, e i consulenti delle parti.