"I pescatori erano una risorsa. Fateli tornare"

A Porto Recanati scompare la tradizione della piccola pesca, lasciando un vuoto nel cuore del Borgo e privando i turisti dell'esperienza di acquistare pesce fresco direttamente dai pescatori locali.

"I pescatori erano una risorsa. Fateli tornare"

"I pescatori erano una risorsa. Fateli tornare"

"Mi auguro con tutto il cuore che si riesca, in tempi brevissimi, a riportare i pescatori dov’erano". È L’appello di Maria Grazia Previato, residente a Rovigo, in Veneto, ma con una seconda casa a Porto Recanati. Le sue parole arrivano dopo che nei giorni scorsi l’associazione Piccola Pesca (nella foto il presidente Stefano Panetti) ha rinunciato alla propria storica concessione sul lungomare Palestro, per via dei costi sempre più ingenti, e quindi l’area è stata sgomberata. "Di recente, a Porto Recanati sono scomparse le imbarcazioni a retina adibite alla piccola pesca – ha scritto in una lettera Previato –. Erano ubicate all’inizio del lungomare verso nord, nel quartiere di Castennou. Se si era soliti passeggiare di mattino presto per il lungomare, non si potevano non notare le barche e i pescatori che, ogni santo giorno, uscivano in mare. Al loro rientro – osserva ancora –, allestivano un piccolo banchetto per vendere il pescato del giorno. Tutto alla buona ma a chilometri zero. Con cura e gesti sapienti, ogni pescatore (o familiare) esponeva il suo bottino e il turista aveva la possibilità di acquistare del pesce freschissimo direttamente da chi, poche ore prima, l’aveva anche catturato: seppie, sogliole, cefali, sugheri, pannocchie, lustrini".

Adesso, secondo Previato, la situazione è desolante. "Oggi, sul lungomare di Porto Recanati, ci si ritrova con qualcosa in meno: uno spazio di arenile vuoto, ripulito e completamente deserto – aggiunge la donna –. Sembra impossibile che là non ci sia più il cuore pulsante del Borgo. Osservare quella distesa di sabbia che un tempo era animata dai pescatori, lascia tanta, tantissima amarezza. Ora tutto questo è il passato. Quali siano le motivazioni che hanno portato a questo contano poco: il danno è fatto. Un danno – conclude – che è prima di tutto perdita, mancanza e assenza".