Un tempo l’estate si passava ad imparare un mestiere. Oggi, tutto l’anno, mancano sarte, idraulici, elettricisti, fabbri. Le piccole imprese artigiane, colonna portante dell’economia locale, fanno fatica a passare il testimone. Nell’era degli influencer, di Tik Tok e dell’intelligenza artificiale, come avvicinare i giovani ai mestieri di una volta, legati alla storia del nostro territorio? Il carbonaio, ad esempio, è senz’altro un lavoro in via di estinzione. Ma grazie a donne come la 38enne Federica Coccettini l’arte di famiglia, tramandata da quattro generazioni, continua a vivere. Da cuoca a carbonaia, proprio per recuperare la tradizione di famiglia. Da quasi dieci anni ormai ha fatto questa scelta di vita. "La libertà", è l’aspetto che le piace di più del suo lavoro all’aria aperta, seguendo il ritmo della natura. E non è poca cosa. Un ritorno alle origini, tra i boschi di San Severino, sulle orme del bisnonno. "Per caricare la legna ci vuole forza, mentre per fare il carbone ci vuole pazienza – spiega –, c’è tutto un processo di costruzione. Nella nostra famiglia le donne sono sempre state in maggioranza, più numerose. Aiutiamo gli uomini di casa, li sproniamo. È un gioco di squadra". Per prima cosa viene realizzato il camino, ovvero la canna fumaria da cui si fa partire la combustione, e intorno vengono disposti in cerchio i tronchetti, fino a formare una sorta di capanna rotonda. Un’opera minuziosa, dove è di vitale importanza limitare il più possibile gli spazi vuoti. La catasta viene poi ricoperta di terra e muschio, in modo da ridurre al minimo l’aria all’interno e permettere la combustione lenta senza fiamma, trasformando la legna in carbone. Per realizzare la "cotta", come viene chiamata in dialetto la carbonaia, poi, tutti i tronchi devono essere tagliati della stessa misura. Il carbone prodotto viene venduto direttamente ai consumatori, anche nei mercati di Campagna Amica nel territorio maceratese. Tra fieno, ulivi e legna, quello della Coccettini è un lavoro impegnativo, "ma basta sapersi organizzare, come in tutte le cose", dice. Come operatrice di fattoria didattica, le piacerebbe che la tradizione dei carbonai venisse valorizzata anche da un punto di vista turistico. "Sarebbe bello realizzare un tour per bambini, per far conoscere loro i vari mestieri e da dove provengono i prodotti che trovano al supermercato". Immersa nel verde dei Sibillini, a Cessapalombo, c’è poi l’azienda agricola di Luigino Maurizi. Oltre a produrre e vendere prodotti sani e naturali, si occupa della legna dal 1990. "Ho continuato l’attività dei miei genitori facendola crescere – spiega –. È un lavoro dinamico, all’aria aperta, vado nel bosco, porto a casa la legna, la taglio, la consegno. Ma è anche molto faticoso. Serve tanta passione. C’è ancora qualche ragazzo che vorrebbe intraprendere questo mestiere. Mosche bianche".
CronacaI mestieri in via d’estinzione: "Dalla carbonaia al taglialegna, così teniamo vive le tradizioni"