
Un momento dell’incontro organizzato in biblioteca per i dieci anni dell’Hospice «Il glicine»: il progetto era stato pensato da Luigi Filippo Nardi, primo direttore della struttura sanitaria (foto Pierpaolo Calavita)
Ricordi, testimonianze e tanta emozione a celebrare i dieci anni di attività dell’Hospice "Il glicine" di Macerata, nella festa accolta ieri alla biblioteca Mozzi Borgetti. A condividere le esperienze di questi lunghi ma soddisfacenti anni di lavoro medici e volontari, introdotti dalla direttrice dell’unità operativa Hospice, Maria Rita Mazzoccanti. A portare i suoi saluti Nazareno Marconi, vescovo di Macerata: "Hospice è una parola importante nella cultura della città – ha affermato il vescovo –, perché considera la fine della vita come una realtà che non va rimossa". "Quando si parla di Hospice e di cure palliative c’è un’esplosione di vita – ha aggiunto Francesca D’Alessandro, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali – perché si pone al centro l’aspetto umano". Romano Mari, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Macerata, ha spiegato: "Siamo partiti con un’idea nel 2014, sviluppando poi una rete di cure palliative che sono ancora oggi di riferimento per l’intera regione. Nelle sale dell’Hospice c’è la possibilità di assistere i propri pazienti con attorno gli affetti della famiglia, che è l’aspetto più bello, riconoscendo dignità alla persona che soffre". Ad accompagnare il paziente, un accurato impegno di medici e volontari che si basa su "gentilezza e capacità di lavorare insieme agli altri", come sottolineato da Letizia Tesei, dirigente professioni sanitarie, e che porta avanti il progetto inizialmente pensato da Luigi Filippo Nardi, primo direttore dell’Hospice Il glicine. "Penso sempre che le cose possono nascere per caso, ma non continuano mai per caso – ha affermato Nardi –. È iniziato tutto anni fa grazie a un corso sulle cure palliative seguito a Varenna, che mi diede gli spunti per sviluppare un setting di assistenza domiciliare con degli infermieri. La grande vittoria delle cure palliative è riportare la casa come luogo di nascita e morte".
"La fetta più importante dell’assistenza è quella domiciliare – ha confermato Daniela Corsi, direttrice sanitaria dell’Ast Macerata –, perché la qualità nell’assistenza stessa deve essere protratta anche nel territorio. Spesso i familiari hanno difficoltà nel riprendere il paziente a casa perché sentono che manca un supporto: noi dobbiamo fornirlo". A prendere la parola anche Isabella Properzi, presidentessa dell’associazione cure palliative Gigi Ghirotti. "Dobbiamo far sì che la società conosca queste cure – ha detto Properzi – che operano a favore del sollievo e non per la negazione del dolore. La presenza dei volontari è altrettanto essenziale, persone che hanno deciso di dedicare il proprio tempo e formazione a chi ne ha bisogno". "Nell’Hospice c’è molta vita, anche se limitata nel tempo" ha concluso Maria Paola Gava, coordinatrice infermieristica de Il glicine. Poi spazio al confronto con una tavola rotonda e con protagonisti gli attori di questa realtà di aiuto, tra medici del territorio e volontari: Nicola Battelli, Roberto Catalini, Paola Formentini, Marina Lombardello, Francesca Marchesani, Emanuele Rossi, Luca Vissani ed Emanuele Iacobone.