Macerata, 11 agosto 2024 – L’emendamento del governo, approvato dalla maggioranza, vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze con l’obiettivo – si legge nel documento – di "impedire che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale". La cannabis light viene equiparata, di fatto, a quella con Thc (tetraidrocannabinolo) pari o superiore allo 0,2%. Il dottore Gianni Giuli, direttore del dipartimento Dipendenze patologiche dell’Ast (Azienda sanitaria territoriale) di Macerata, con l’occasione torna a ribadire ancora una volta che la "cannabis light ha comunque effetti psicoattivi" e che la tollerabilità lascerebbe la porta aperta ai relativi rischi. "Parlo da medico, di chi si occupa di neuroscienze – precisa – non da politico. Quindi la mia non è una battaglia ideologica. Sono contrario alla cannabis light e alla legalizzazione dell’uso di sostanze per un motivo semplice: fanno male. Negli ultimi due anni sono stati sintetizzati 4 milioni di sostanze in Italia, in base a quanto emerso dalla relazione presentata a fine giugno dal ministro Nordio e dal sottosegretario Mantovano. I dati dicono chiaramente che c’è un uso importante di sostanze e anche la sperimentazione è alta. Tre famiglie su sei pensano che fumare le canne non faccia nulla. La metà delle persone. Ed è un errore, anche dal punto di vista psicologico e psichiatrico, perché al cervello basta solo una volta per capire che con quella sostanza si rilassa, lo immagazzina, non se ne dimentica. E si abitua a questo. Anche se la sostanza è leggera. La memoria biologica del cervello trova così la "scorciatoia", invece di rilassarsi in maniera naturale con una passeggiata, la respirazione, lo sport. È fondamentale che i giovani, gli adolescenti in particolare, imparino ad affrontare le sconfitte della vita perché altrimenti in testa torna quella "scorciatoia". Quando invece basterebbe un abbraccio per rilasciare dopamina, o il fatto di superare un esame, di raggiungere un obiettivo, di avere una gratificazione". Negli ultimi anni al dipartimento di dipendenze patologiche (tutte le dipendenze, gioco d’azzardo incluso) di Macerata l’utenza è aumentata del 15%. Ma si presume che a farsi aiutare sia solo un terzo di chi ne avrebbe bisogno.
l. g.