"Finirono in un gioco più grande di loro, fu un duplice omicidio"

Il mistero del duplice omicidio di Jeannette Bishop May e Gabriella Guerin: il prof. Venanzi cerca la verità nei resti e nei retroscena del caso.

"Finirono in un gioco più grande di loro, fu un duplice omicidio"

Franco Venanzi, biologo in pensione dell’Università di Camerino, analizzò i resti di Gabriella Guerin

"Un duplice omicidio. Jeannette Bishop May e Gabriella Guerin finirono in un’operazione più grande di loro". È il pensiero del prof. di Biologia dell’università di Camerino, ora in pensione, Franco Venanzi, che dice di aver letto tutto il fascicolo sul caso. Il professore mandò una lettera alla sorella della Guerin per chiederle di poter analizzare i resti. La friulana, che era stata prima cuoca e governante della famiglia Rothschild e poi segretaria della baronessa, era sepolta a Ronchis. Il 27 gennaio 1982 due cacciatori, Domenico Panunti di Camerino e Corrado Ermini di Acquacanina (Fiastra), trovarono i due corpi dilaniati a Podalla di Fiastra. Il medico legale Mario Graev eseguì l’autopsia e le analisi per stabilire che fossero proprio la baronessa e la sua assistente. Dagli studi di Graev, partì la volontà del prof. Unicam di analizzare i resti di quest’ultima, nel 2005. "Mi aspettavo di trovare due tipi differenti di dna – spiega Venanzi – e invece il risultato fu che il dna era tutto della Guerin, non c’era nessun riscontro con la May". Nessuna traccia genetica utile della baronessa, quindi. "Chiesi più volte a Stephen May, il secondo marito, di avere un campione dei suoi capelli – prosegue –. La risposta fu sempre un diniego. Che fine hanno fatto i vestiti della baronessa? Che io sappia, inoltre, i reperti conservati a Camerino sono andati distrutti nel tempo". Secondo il professore, con le nuove tecnologie e la riesumazione, i resti della Guerin potrebbero raccontare ancora qualcosa. Mentre i resti della baronessa furono cremati. Il professore riflette poi su un altro aspetto: "A distanza di un anno e due mesi dalla scomparsa, i corpi delle due donne furono ritrovati. Poco dopo che il marito offrì una taglia, la montagna restituì le ossa, su una superficie di 200 metri quadrati di terreno, vicino al cimitero di Podalla. Strano che in quell’area, dove passarono tantissime forze dell’ordine, che ospitò anche un campeggio di boy scout, nessuno prima vide nulla. Ad ogni modo, si trattava di una scena del crimine alterata". Le amicizie e l’ambiente frequentato da Jeanette, che aveva ancora il cognome del primo marito sul passaporto forse come passepartout, aprirono una serie di scenari. E ancora oggi si cerca di arrivare alla verità.

l. g.