di Paola Pagnanelli
"Per aprire altri moduli alla fiera Covid non abbiamo il personale sufficiente. Ma l’andamento futuro della pandemia dipende dai nostri comportamenti: se tutti ci comporteremo bene, potremo riuscire a tenere sotto controllo il numero dei contagi". L’appello arriva dalla dottoressa Daniela Corsi, dirigente del dipartimento di emergenza urgenza dell’Area Vasta 3 e in prima linea nell’astronave realizzata dalla Protezione civile per accogliere i positivi al Covid-19. Dottoressa Corsi, come è organizzata ora la fiera Covid?
"Prima abbiamo attivato un modulo di terapia semi intensiva, misto per i pazienti di terapia intensiva e semi intensiva, con 14 posti letto. Con l’aggravarsi della richiesta di posti di semi intensiva, mercoledì abbiamo attivato il modulo numero 4 destinato ai pazienti di terapia intensiva con 12 ricoverati, poi da lunedì anche il modulo di medicina con sei pazienti. Quest’ultimo era necessario soprattutto per decongestionare la palazzina di malattie infettive a Macerata, e per avere un reparto di medicina Covid; ci sono pazienti con condizioni cliniche controllate, e in caso di peggioramento possono passare alla terapia semi intensiva o intensiva. Stiamo lavorando molto bene grazie anche al fatto che abbiamo pneumologi, internisti, cardiologi e medici di terapia intensiva. Il servizio radiologia e il laboratorio delle analisi lavorano bene". La fiera basta per i pazienti Covid?
"Ci stiamo impegnando tutti tantissimo. Cerchiamo di mantenere negli ospedali puliti le attività di urgenza ed emergenza, e quelle rivolte ai pazienti in classe A, cioè oncologici e pazienti che non possono aspettare trenta giorni per le cure di cui hanno bisogno. È un grande sacrificio. Pur con la collaborazione di Torrette e dell’Inrca, il grosso di medici e infermieri viene da Camerino, che ha perso la rianimazione e mantenuto un minimo di attività operatoria. La criticità è salvare la vita di queste persone, poi speriamo di tornare alla normalità. Per quanto visto a primavera, quando sia Civitanova che Camerino erano ospedali Covid, poi ci vogliono tempi lunghi per ripartire. Stavolta speriamo di tenere gli ospedali puliti".
Se si presenta un paziente con un’altra malattia infettiva, dove viene ricoverato?
"Penso abbiano ritagliato uno spazio all’ospedale di Torrette".
Avete personale sufficiente alla fiera?
"In questo assetto, riusciamo a gestire la situazione. Se si dovesse prevedere l’apertura del secondo modulo di semi intensiva, con le forze che abbiamo sarebbe impossibile. Se qualche Area Vasta ha bisogno di più letti, deve farlo con il personale medico e infermieristico: le attrezzature ci sono, ma non riusciamo a gestire altri ricoveri, l’impegno che stiamo già dando è altissimo e poi veniamo tutti dalla passata emergenza". Che terapia si usa alla fiera? L’assessore Saltamartini ha parlato di plasma e ozono.
"Curiamo i pazienti col cortisone. Usiamo l’antivirale Remdesivir solo su chi non ha bisogno dell’ossigeno. L’ozono, come il plasma, per ora è una terapia off label (così si definisce l’impiego di farmaci al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti preposti, ndr), ma ci stiamo organizzando. Ho il master per l’ozono terapia: per cinque anni in Friuli ho lavorato con l’ospedale di Udine, punto di partenza per lo studio sull’ozono. San Benedetto lo sta già usando, noi ci stiamo organizzando con le sacche necessarie. L’ozono è un antinfiammatorio e un potente antiossidante, e non ha effetti collaterali. Questa malattia provoca una forte reazione infiammatoria, allora ozono e plasma con il cortisone possono essere vantaggiosi. Quanto al plasma, le varie scorte si stanno riducendo, dunque l’uso deve essere mirato per quei casi più gravi". Che differenze ci sono rispetto a marzo?
"A marzo siamo stati travolti da un’ondata di pazienti gravissimi, se erano da semi intensiva ci restavano poco prima di essere intubati. Ora stiamo attraversando un momento più tranquillo. Prima la fascia di età dei malati era più anziana, oggi sono tra 50 e 70 anni. La differenza fondamentale è l’ottima organizzazione territoriale: le Usca riescono a dare il trattamento domiciliare, soprattutto gli anziani nelle case di riposo. L’azione delle Usca è fondamentale per frenare gli afflussi nei pronti soccorso. Resta da colmare il numero di medici, infermieri, che non si trovano per strada. La fiera è bellissimo contenitore, un’astronave, ma manca il contenuto".
I neolaureati sono stati impiegati?
"Avevamo tre specializzandi anestesisti, ma per legge non possono stare nei punti Covid e hanno rifiutato di andare negli ospedali puliti. Invece i neolaureati sono impegnati nelle Usca e sono bravissimi: non sarò mai povera di complimenti e riconoscimenti per questi ragazzi, frequentano volontariamente il Covid hospital per avere una formazione super veloce, lavorano 12 ore al giorno, se non di più".