"Festeggiamo l’anniversario. Ma la strada dei diritti resta lunga"

A Matelica l’unione civile di Francesca Chiappa e Silvia Sorana: "Quella cerimonia ha significato molto"

"Festeggiamo l’anniversario. Ma la strada dei diritti resta lunga"

"Festeggiamo l’anniversario. Ma la strada dei diritti resta lunga"

"Trent’anni fa ci nascondevamo. Adesso è diverso. Festeggiamo l’anniversario della nostra unione civile circondate dall’amore e dall’affetto della comunità. Però, sul fronte dei diritti c’è ancora molta strada da fare". Silvia Sorana e Francesca Chiappa (rispettivamente 43 e 44 anni) sono sposate dal 24 giugno 2017 ma stanno insieme dal 1998. Silvia è una dipendente di Cooss Marche, mentre Francesca, detta Chicca, è al timone di una casa editrice, Hacca edizioni. Hanno una libreria, Kindustria, che definiscono "uno spazio libero, un porto sicuro in cui ciascuno può esprimere i propri desideri". Ieri hanno festeggiato sette anni dal "sì". E spiegano quanto quel riconoscimento pubblico abbia significato non solo per loro.

Cosa è cambiato in questi ventisei anni e dopo l’unione civile?

"Ora le persone vivono l’amore tra persone dello stesso sesso tranquillamente. Dopo l’unione ancora meglio. A oggi l’unione non è un matrimonio egualitario, e il fatto che ci sia un istituto dedicato sulla base dell’orientamento sessuale fa riflettere. L’unione civile, malgrado non comprenda tanti aspetti come l’adozione, dà maggiore tranquillità a livello di diritti e tutele, basti pensare in caso di malattia o morte. A Matelica, va detto, ci sentiamo amate da tutti".

Chi vi ha sorpreso di più?

Silvia: "Mia nonna Monique, che durante tutta la festa ha indossato orgogliosa la spilletta arcobaleno. L’abbiamo ribattezzata nonna Rainbow. Non c’è più da un anno".

Su cosa il nostro Paese è più indietro?

"Sul riconoscimento di pari dignità per i transessuali, sul percorso di identità di una persona".

E sulle adozioni?

"Non essendoci per noi questo diritto, non riusciamo neanche a dare forma all’astrazione del desiderio. Se una cosa non è possibile, diventa una frustrazione".

Perché dite che, nel tempo, è cambiato anche il ruolo della vostra libreria?

"Come per l’unione civile, quello che realizziamo non lo facciamo solo per noi, ma anche per lasciare un messaggio. La nostra è un’attività aperta al pubblico, e conosciamo tante storie. Una certa narrazione della teoria del gender purtroppo su qualcuno può fare danni, arrecare tanto dolore. La libreria è uno spazio sicuro. Al centro c’è sempre la persona".

Lucia Gentili