
Due ragazze con i calici in mano: con il nuovo codice della strada, nei bar e ristoranti è diminuito il consumo di alcolici
"Le vendite sono diminuite, non si consuma più alcol come prima. Ma un calice o una birra durante la cena non mettono a rischio nulla". L’effetto del nuovo codice della strada, tra dubbi e ansie, colpisce anche Macerata e i suoi locali, che in queste prime settimane del 2025 fanno già i conti con un minor consumo di vino e drink da parte dei clienti. "La vendita della bottiglia si è abbassata di un buon 30% – spiega Piero Pallotta, titolare del ristorante Sugo in via Gramsci –, è aumentata invece la somministrazione al calice, con una media di un calice a persona. Se prima un tavolo da tre preferiva la bottiglia, ad esempio, adesso prende tre calici. La differenza si vede prevalentemente il fine settimana, mentre per gli altri giorni non abbiamo ancora un resoconto preciso: questo perché gennaio, dopo la Befana, è sempre un mese tranquillo a livello lavorativo".
Adeguarsi, per i locali, significa anche fare prevenzione, come continua Pallotta: "Quello che stiamo cercando di fare è sensibilizzare alla prevenzione: abbiamo in dotazione degli etilometri usa e getta con dei cristalli che si colorano in base alla gradazione raggiunta. Sappiamo però che si tratta di strumenti poco attendibili, essendo ‘fai da te’, per questo abbiamo acquistato un etilometro semi-professionale per permettere a chiunque ne abbia bisogno di misurare la sua gradazione alcolica con un beccuccio monouso". Situazione analoga viene registrata anche dall’Enoteca 019 in piazza Mazzini e dal nuovo Cave Club in vicolo Tornabuoni. Il proprietario delle due attività, Raffaele Trimarco, afferma: "Come enoteca puntiamo più sulla qualità che sulla quantità, ma abbiamo riscontrato una maggior preoccupazione da parte dei clienti. Il calo del consumo c’è stato, ma era normale e prevedibile nonostante la norma non sia cambiata di molto e i limiti dell’alcol alla guida ci fossero anche prima. Questo anche per il Cave, che come locale punta più sul consumo dei drink. Prima la media era di due a testa, adesso chi guida consuma massimo una bevuta o direttamente analcolici come la Coca-Cola".
"Anche solo nel momento dell’ordine al tavolo si riscontra una grande ansia – aggiunge Aldo Zeppilli, titolare del bar e ristorante Centrale in piazza della Libertà –, soprattutto per gli aperitivi. La gente è molto impaurita per l’intensificazione dei controlli e non si sente tranquilla nel bere come faceva prima". Dello stesso parere è Marco Guzzini, proprietario di DiGusto in via XX Settembre: "Si è generata una psicosi generale per cui viene evitato anche un mezzo calice di vino, con cui non sarebbe un problema mettersi alla guida – conferma Guzzini –; anche i tavoli che prima condividevano le bottiglie ora scelgono di bere acqua durante le cene. Noi teniamo molto nel fare sensibilizzazione e abbiamo sempre ribadito l’importanza di assumersi le proprie responsabilità alla guida, soprattutto nel caso dei giovani che prendono drink d’asporto nelle serate di festa. È altrettanto importante, però, una buona comunicazione della norma, che poteva essere gestita diversamente dalla politica e di cui dovevano essere considerate le ricadute su chi lavora e ha un’attività. È importante sapere che, come prima, un calice o una birra durante la cena non mettono a rischio nulla".