L’effetto Airbnb, ovvero il diffondersi dell’affitto breve sulla piattaforma online per ragioni di turismo, ha preso piede anche nella provincia di Macerata. Da una parte ci sono i proprietari che, in particolare lungo la costa, convertono i propri immobili da affitti a lungo termine a quelli a breve termine, essendo i brevi più redditizi (una casa affittata a 100 euro a notte per venti giorni produce un reddito di duemila euro difficilmente raggiungibile con un affitto a lungo termine). Oppure ci sono i figli che vanno ad abitare dai genitori pur di lasciare libero l’alloggio turistico nei mesi della bella stagione. I privati che decidono di acquistare un appartamento o di prenderlo in affitto a lungo termine per affittarlo poi ad altri a breve termine. Dall’altra parte invece ci sono gli albergatori, che si trovano costretti ad abbassare i prezzi di fronte alla concorrenza. O ci sono coloro che cercano da tempo una casa dove vivere stabilmente, ma non la trovano. "Nel 2023 a Civitanova il numero di posti letto tra extralberghieri (Airbnb) e strutture ricettive era equivalente. Quest’anno si sta sbilanciando verso i primi". A fare il quadro è Luca Giustozzi, presidente Federalberghi Confcommercio Marche, titolare del Cosmopolitan di Civitanova, di Villa Giustozzi (Parco Hotel) di Pollenza e dell’hotel Recina a Montecassiano. "Nel periodo estivo gli Airbnb ci tolgono lavoro – prosegue –. Noi creiamo un indotto, diamo servizi, abbiamo più spese e adempimenti da rispettare, obblighi a 360 gradi, dalla verifica periodica degli impianti di messa a terra ai corsi Haccp, dalle visite mediche dei dipendenti alla Siae fino al canone Rai più elevato. Ma loro guadagnano di più. Un host da solo può gestire dieci appartamenti, noi abbiamo i ragazzi del ricevimento, quelli della colazione, il portiere di notte ecc. in una sola struttura. Noi però generiamo posti di lavoro, gli Airbnb no. A parità di prezzo, loro offrono più posti letto: se ad esempio un albergatore a notte chiede 150 euro a coppia per una camera matrimoniale, e un Airbnb ne chiede 180 ma dentro possono starci quattro persone, siamo penalizzati. La concorrenza è pesante e ne risente tutto il territorio".
Giustozzi spiega che già cinque anni fa questo trend era iniziato con le case vacanze. "Poi il Covid ha accelerato il processo – continua il presidente Federalberghi –: per la paura del contagio, tante persone hanno scelto di prendere direttamente un appartamento. Sia chiaro: non ce l’ho con il privato che, per arrotondare e come integrazione del reddito, sceglie di affittare casa. Il problema sorge quando subentrano le agenzie. E allora, per mitigare gli effetti, l’ideale sarebbe seguire il modello newyorkese: chi vuole affittare a breve termine a fini turistici deve essere residente o presente nell’unità abitativa. E affittare ad esempio la stanza libera. Altrimenti non giochiamo alla pari".