ANDREA VERDOLINI
Cronaca

"È stato un onore, ripagati i sacrifici"

Il giovane centrocampista recanatese Alessio Ghergo racconta la sua emozionante esperienza nell'esordio in prima squadra e i suoi obiettivi di crescita sia sul campo che fuori.

"È stato un onore, ripagati i sacrifici"

Alessio Ghergo, 18 anni

"Becchiamo" Alessio Ghergo in quel brevissimo lasso di tempo che intercorre tra l’ultima campanella quotidiana della scuola e l’inizio della seduta di allenamento al "Tubaldi". Meno male, per il 18enne centrocampista che lo stadio è davvero ad un tiro di schioppo dall’Itis Mattei, dove frequenta l’ultimo anno, giusto per avere la possibilità, quando va bene, di sgranocchiare almeno un panino al volo. Domenica, per lui, l’esordio in prima squadra ed immagino sarà stata un’emozione speciale per un recanatese doc: "Calcisticamente sono nato e cresciuto con la squadra giallorossa nella quale gioco da 12 anni e posso dire di conoscere bene l’ambiente – dice Ghergo –. Per me è un onore grande aver raggiunto questo primo obiettivo, senza avere spinte da nessuno, senza procuratori, magari con un pizzico di fortuna ma anche, penso, per qualche merito".

Alessio, cosa le ha detto il suo quasi coetaneo Pepa al momento del cambio a Senigallia?

"Guarda, ero talmente concentrato che non lo ricordo di preciso. Ero felice perché è stato il frutto dei tanti sacrifici fatti in questi anni. L’ambiente della prima squadra? È molto bello, nonostante il momento non proprio propizio e per un ragazzo è motivo di orgoglio poter condividere lo spogliatoio con i più grandi che magari prima osservavo da fuori o addirittura ammiravo facendo il raccatapalle. Loro sono sempre molto prodighi di consigli, compreso qualche rimprovero, s’intende".

Le sue caratteristiche?

"Mi trovo a mio agio soprattutto a centrocampo sia in fase di impostazione, sia nell’attaccare la porta ma cerco di essere utile anche nel recuperare qualche pallone".

Domanda quasi scontata: il modello a cui si ispira?

"Beh se proprio devo fare qualche nome, ammiravo molto il gioco di Pirlo ma anche quello di Federico Chiesa che trovavo irresistibile palla al piede, almeno sino al momento del suo grave infortunio (rottura del legamento crociato nel gennaio del 2022 ndr)".

Dove crede che debba lavorare e migliorare in modo particolare?

"Penso, in generale, a livello di gioco perché probabilmente devo comprendere ancora bene i ritmi ed i meccanismi della prima squadra che sono, ovviamente, molto diversi da quelli della Juniores. Soprattutto però mi devo impegnare sotto l’aspetto caratteriale, degli attributi perché, per ottenere dei risultati, è una componente fondamentale. L’impegno comunque è sempre massimale".

Progetti sportivi ed extrasportivi?

"Relativamente a questi ultimi non ho ancora maturato una decisione definitiva, ma credo di proseguire gli studi. Nel calcio penso di dare tutto me stesso, nel lavoro quotidiano e quando sarò chiamato in causa", con il valore aggiunto, tutt’altro che indifferente, di giocare per la maglia della propria città.