"Dante sui Sibillini quando iniziò la Commedia". La scoperta di due studiosi riaccende le ricerche

Un antico registro di lettere individuato a San Ginesio suggerisce la presenza di Dante nei Sibillini nel 1300, confermando il legame del poeta con la regione. Rita Monaldi e Francesco Sorti hanno condotto ricerche approfondite su questo tema.

"Dante sui Sibillini quando iniziò la Commedia". La scoperta di due studiosi riaccende le ricerche

Un antico registro di lettere individuato a San Ginesio suggerisce la presenza di Dante nei Sibillini nel 1300, confermando il legame del poeta con la regione. Rita Monaldi e Francesco Sorti hanno condotto ricerche approfondite su questo tema.

Dante sarebbe stato sui Sibillini all’inizio della Divina Commedia, "nella selva oscura". A dare l’annuncio la coppia di autori Rita Monaldi e Francesco Sorti, reduci da una trilogia sul poeta fiorentino, "Dante di Shakespeare" (Solferino). Da un antico registro di lettere risalenti al biennio 1299-1300, individuato nell’archivio di San Ginesio, spunterebbe infatti il nome del sommo poeta. "In questo documento – sostengono – Dante figura come latore di corrispondenza giudiziaria nell’aprile 1300, nei giorni in cui nella Commedia ambienta il suo viaggio nell’aldilà". "La notizia non può che riempirmi di gioia – interviene il sindaco Giuliano Ciabocco (foto)–, una conferma dell’importanza che il borgo ha sempre avuto. Prezioso il lavoro degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti: grazie al loro ultimo libro è stata ridata linfa al legame di Dante con la nostra regione, il cui principale anello di congiunzione è proprio a San Ginesio, nella persona del nostro amato concittadino Febo Allevi". Già da qualche tempo l’amministrazione aveva espresso la volontà di valorizzare la sua figura. "Allevi, che è stato anche sindaco per diversi mandati – prosegue Ciabocco – ebbe l’intuizione che proprio nelle vicinanze di San Ginesio potesse aver soggiornato il poeta. Aveva segnalato la presenza all’archivio di Fermo di due pergamene che riportavano il nome di Jacopo Alighieri; non dichiarò che si trattasse del figlio di Dante, poiché mancava un legame con gli Alighieri di Firenze. Ma la digitalizzazione di archivi e biblioteche ha consentito a Monaldi e Sorti di condurre indagini sui personaggi nominati nelle pergamene segnalate dall’Allevi, scoprendo che i contatti marchigiani di Jacopo e Dante facevano tutti parte di una stessa cerchia. Gli autori sono risaliti poi a una terza pergamena nell’archivio di San Ginesio, tra i più antichi della regione".

l. g.