LORENZO MONACHESI
Cronaca

Dalla Formula Uno ai night: la vita spericolata dell’imprenditore Sassetti

La serie in tre puntate "Last and Furious. La più improbabile avventura in Formula 1" documenta la folle avventura nel 1992 nella Formula Uno, con Nigel Mansell, Stefano Domenicali e l'imprenditore Andrea Sassetti

Giordano Viozzi, Cristiano Coini e Massimiliano Sbrolla hanno lavorato al film 'Last and furious'

"Ci sono Nigel Mansell, campione del mondo nel 1992, ma anche Stefano Domenicali e c’è soprattutto l’imprenditore Andrea Sassetti, a capo del peggior team della Formula Uno". Giordano Viozzi, coautore e coregista di "Last and Furious. La più improbabile avventura in Formula 1", parla della serie documentaria prodotta da Sushi Adv e Zoofactory srl che è stata presentata a Venezia al Festival del Cinema. "Siamo del territorio – aggiunge – e conoscevamo la leggenda metropolitana di una folle avventura nel 1992 nella Formula Uno".

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Viozzi, come è nato tutto?

"In tanti hanno provato a documentare questa storia ma si sono fermati di fronte alla difficoltà di incontrare Andrea Sassetti, noi ci siamo riusciti grazie a un suo meccanico. Il lavoro è iniziato nel 2019, poi ci si è messa di mezzo la pandemia, ma adesso siamo in dirittura d’arrivo".

Avete incontrato l’imprenditore, ma è stato facile conquistare la sua fiducia?

"È un personaggio molto riservato, non è stato semplice convincerlo a parlare. Temeva che fosse un prodotto che screditava la sua avventura, con il tempo abbiamo conquistato la sua fiducia perché volevamo solo fare luce su alcuni aspetti".

Ma chi è Sassetti?

"Un imprenditore di Monte San Pietrangeli la cui azienda di scarpe si è trasferita a Trodica".

Adesso cosa fa?

"È un imprenditore immobiliare che vive in Svizzera, ma viene spesso in zona perché gestisce a Civitanova un locale notturno".

Quali sono state le difficoltà che avete dovuto superare?

"Inizialmente è stato alzato un muro dalla Formula Uno perché temeva che la vicenda portasse discredito, ma il ceo Domenicali ha approvato il nostro lavoro apprezzandone la bontà".

Perché discredito?

"È stato il peggior team della Formula Uno con il patron arrestato per irregolarità in Belgio. Più che di un fallimento è stato il piccolo miracolo di un imprenditore che acquista un team di F1 ed entra in questo mondo".

Però attorno a questa scuderia ancora ci sono tante voci, vi siete tolti lo sfizio di verificarle?

"Certo. Risponde a verità la storia più clamorosa che ha reso famosa questa scuderia, e cioè che sono usciti sul circuito Silverstone avendo montato gomme da pioggia con una temperatura di 40 gradi. Non era vero che nei box lavoravano i dipendenti della sua azienda di scarpe, mentre aveva preso a collaborare meccanici di Monte San Pietrangeli e del Maceratese i quali, dopo avere lavorato in officina, andavano nei fine settimana a mettere le mani su quei bolidi".

Cosa avete realizzato?

"Sono tre puntate da 45 minuti. È un prodotto per piattaforme e televisioni".

Siete soddisfatti della vostra serie?

"Molto, è un lavoro fatto quasi a sei mani assieme a Massimiliano Sbrolla e a Cristiano Coini".

C’è interesse attorno al vostro lavoro?

"È stato molto positivo il riscontro a Venezia nello spazio che ci è stato concesso da Film Commission delle Marche assieme ad altri progetti. Abbiamo proiettato un trailer di 2 minuti, ricevuto diversi apprezzamenti, risposto a tante domande. A ciò aggiungiamo che abbiamo creato una community e così 5.000 persone di tutto il mondo ci hanno seguito nelle varie fasi della produzione. Adesso non stanno più nella pelle, perché hanno capito che siamo in dirittura d’arrivo".

Quanto manca?

"Pochissimo. Vediamo il traguardo molto vicino e speriamo che la macchina non rallenti proprio ora".