LORENZO MONACHESI
Cronaca

Da corista a Norma: "In scena l’ansia svanisce. Anni di duri sacrifici, ma il pubblico ti ripaga"

Marta Torbidoni, soprano, apre un’altra pagina della sua carriera allo Sferisterio: "La chiamata di Gavazzeni? Ho detto sì senza tentennare. A 5 anni studiavo piano, poi ho iniziato con il canto".

Da corista a Norma: "In scena l’ansia svanisce. Anni di duri sacrifici, ma il pubblico ti ripaga"

Da corista a Norma: "In scena l’ansia svanisce. Anni di duri sacrifici, ma il pubblico ti ripaga"

In uno spot televisivo di qualche anno fa una telefonata allungava la vita a Massimo Lopez, stavolta quella del direttore artistico Paolo Gavazzeni ha permesso al soprano Marta Torbidoni di aprire un’altra pagina della brillante carriera. "Quella chiamata di ottobre – ricorda la cantante di Montemarciano – mi ha reso felice, e come non sarei potuto esserlo considerando che mi è stato proposto di essere per la prima volta Norma (20 e 26 luglio; 4 e 9 agosto) e di cantare allo Sferisterio, dove sono stata corista". La cantante è ora proiettata al debutto con questo personaggio all’arena. "Dal mio paese – aggiunge – verrà un pullman nella replica del 26. È un palcoscenico che fa soggezione perché so di giocare in casa e tante persone verranno per me, mi sento messa alla prova".

Torbidoni, però ha accettato subito quella proposta?

"Ho detto sì senza tentennamenti. Con Gavazzeni ho già lavorato e ho subito percepito la sua fiducia".

Quali sono le caratteristiche e le difficoltà del personaggio che lei interpreterà per la prima volta?

"Si tratta di una donna con una grande personalità, combattuta dall’inizio alla fine. Vive emozioni contrastanti e la difficoltà è nell’interpretazione, oltre alla tecnica vocale in cui serve agilità, una voce abbastanza drammatica".

Quando sente salire l’ansia in vista della prima?

"Dalla vigilia della rappresentazione, ma incomincia a fare capolino anche nella prova generale. Però quell’ansia, che mi trasmette una carica, svanisce d’incanto una volta in scena".

Si sente dire spesso che un cantante lirico debba studiare, ma praticamente in cosa consiste questa preparazione?

"Quando, per esempio, propongono un ruolo nuove, come Norma nel mio caso, si inizia a studiare a livello musicale, poi si continua con il pianista e con l’insegnante di canto si fanno i necessari aggiustamenti a livello tecnico".

C’è un’opera vista allo Sferisterio che ricorda con piacere?

"Come spettatrice dico la “Lucia di Lammermoor“, una regia molto bella impreziosita sul palcoscenico da Mariella Devia".

A proposito di Devia, quanto è stato importante che le abbiano comunicato all’ultimo secondo di dovere andare in scena in sua sostituzione e quindi non ha avuto il tempo di pensare al debutto?

"Sono stata chiamata il giorno prima, mi hanno fatto il biglietto, sono partita e tenuto il concerto senza fare nemmeno una prova. Ma è successo anche in altre due occasioni in cui sono stata chiamata all’ultimo momento: mi sono buttata".

Lei per quanti anni ha cantato allo Sferisterio nel coro?

"Dal 2007 al 2012, il periodo di Pierluigi Pizzi. La prima opera è stata Macbeth".

Magari il corista sogna un giorno di potere diventare solista, lei come è riuscita a compiere questo passo?

"Il mio è stato un percorso a tappe. Negli anni del coro ho sempre continuato a studiare perché l’obiettivo era fare una carriera da solista, dopo ho iniziato con piccoli ruoli, come nel 2014 quando ho vestito i panni della sacerdotessa nella Aida di Francesco Micheli".

Quale potrebbe essere la strada da percorrere perché il belcanto possa essere fatto conoscere ai giovani?

"È importante che nelle scuole si faccia un lavoro per avvicinare i giovani alla lirica e al teatro, vedo che si è imboccata questa strada e ciò facilita l’incontro con l’opera. Ora ci sono anche i licei musicali, alcuni ragazzi e ragazze che li frequentano mi seguono con interesse".

Quando è scoccata la scintilla con l’opera lirica?

"A 5 anni ho iniziato a studiare piano e poi clarinetto, ho quindi cantato nel coro di Montemarciano. A 16 anni in Ungheria ho cantato come solista nel coro e mi ha sentita un tenore che mi ha dato il numero di un’insegnante e da quel momento non ho mai smesso".

Qual è stato il momento in cui ha capito che era nelle sue corde questa professione?

"Ogni tanto la mia insegnante Doriana Giuliodoro di Ancona mi ricorda che ho risposto di volere diventare cantante quando al primo saggio hanno chiesto a tutti cosa avremmo voluto fare".

C’è un recente video girato a Verona in cui lei dopo lo spettacolo cammina nella piazza tra gli applausi della gente: quanti sacrifici e rinunce ci sono dietro quei riconoscimenti?

"Tanti. La vita di una cantante è di sacrificio e di investimenti perché all’inizio non ritorna niente. Si investe sperando che qualcosa arrivi e la soddisfazione è enorme quando accade qualcosa. Poi si sta sempre in giro, oggi qua e domani da un’altra parte. Il tempo che passi a casa è pochissimo, ma il pubblico mi ripaga in modo straordinario".

Come vive il momento di fare la valigia: con gioia perché simboleggia che presto dovrà cantare o c’è un filo di amarezza perché segna il distacco dalle radici?

"Dispiace ripartire, ogni volta il cane si mette dentro la valigia, però questa è la vita della cantante".