Tra il 2006 e il 2023, in provincia di Macerata abbiamo consumato 1.140 ettari di suolo, una media di 67 ettari l’anno. Complessivamente, ormai, la copertura artificiale del suolo legata alle dinamiche insediative, dovuta soprattutto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e all’espansione delle città, oltre che all’infrastrutturazione del territorio, ha raggiunto la ragguardevole soglia di 15.783 ettari, il 5,69% del totale della superficie della provincia (nel 2006 erano 14.643, il 5,25% del totale). Questo il quadro che emerge dal Report 2024 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), presentato martedì. Un’avanzata che sembra inarrestabile: non è un caso che per questo e altri motivi, come l’inquinamento del terreno, sia stata istituita la "Giornata mondiale del suolo", che si celebra oggi. Come già in precedenti rilevazioni, i comuni con il maggior consumo di suolo della provincia sono quelli che si concentrano nella fascia costiera e medio collinare, dove vive la maggior parte della popolazione, ma anche dove si trova la gran parte delle attività produttive e delle infrastrutture (Civitanova, Porto Recanati, Montecosaro, Macerata, Potenza Picena). Nell’analisi dell’Ispra, nelle Marche i primi tre comuni che nel 2022-2023 hanno consumato più suolo degli altri sono Jesi (25,91 ettari), Camerino (19,76 ettari) e Fermo (7,23 ettari). Per la nostra regione c’è un aspetto positivo e uno negativo. Il primo riguarda il fatto che, al 2023, la quantità di suolo consumata rispetto al totale della superficie marchigiana (6,98%), anche se di poco, è al di sotto della media nazionale (7,19%). Quello negativo, invece, è inerente al degrado del suolo: le Marche, con una percentuale di aree degradate del 28,3%, si collocano al terzo peggior posto in Italia, dopo il Lazio (33,9%) e l’Umbria (32,7%). Un valore, tra l’altro, ben al di sopra della media nazionale (17,4%).
Franco Veroli