Avrebbero avvicinato le donne in difficoltà, convincendole a venire a lavorare in Italia con la prospettiva di guadagni più che lauti, e invece qui le avrebbero costrette a prostituirsi sottraendo loro gran parte dei guadagni. Per questo sono accusati di sfruttamento della prostituzione i moldavi Costantin Ponici, Natalia Cneazeva, Eluard Melinc, Diana Anghel e Valeriu Anghel. I fatti di cui sono chiamati a rispondere sarebbero avvenuti nel 2016 a Civitanova e in altre parti di Italia. Secondo l’accusa, i cinque avrebbero avvicinato in Bulgaria, Ucraina e Slovenia le donne che erano in difficoltà economiche, parlando loro di quanto avrebbero potuto guadagnare in Italia. Le avrebbero così convinte a venire qui, pagando loro il volo aereo. Ma una volta sbarcate a Civitanova, le donne sarebbero state costrette a prostituirsi dai cinque, che le avrebbero tenute sotto scacco sequestrando i loro passaporti.
Le malcapitate dovevano pubblicare foto nei siti specializzati per questo tipo di incontri, prendere appuntamento con i clienti usando i cellulari forniti dall’organizzazione e ricevere i clienti negli appartamenti sempre messi a disposizione dall’organizzazione, che avrebbe garantito loro protezione in caso di problemi, ma a cui poi le donne sfruttate avrebbero dovuto dare quasi tutti i soldi guadagnati con la prostituzione. Qualcuna però alla fine era riuscita a chiedere aiuto, e le indagini avevano fatto finire sotto inchiesta i cinque. Ieri mattina in tribunale a Macerata era prevista l’udienza preliminare per i cinque moldavi. Ma l’avvocato Fabio Sargenti, che li difende con il collega Jacopo Trevisan, ha fatto presente che gli imputati risultano irreperibili e che in ogni caso mancava la traduzione degli atti. Il giudice Giovanni Manzoni dunque ha rinviato l’udienza a dicembre.
p. p.