
Il vescovo Silvio Cassulo con i ragazzi della Cresima in uno scatto d’epoca
La riapertura al culto della chiesa conventuale dei Cappuccini è stata l’occasione per ricordare la presenza dei francescani a Macerata sin dalla metà del Cinquecento, ma anche per ricordare l’istituzione della parrocchia del Santissimo Sacramento. A voler erigere la chiesa dei Cappuccini a parrocchia di quel quartiere, affidandola agli stessi frati, fu nel 1967 l’allora vescovo, monsignor Silvio Cassulo, che guidò la Diocesi di Macerata per venti lunghi anni, fino alla morte, avvenuta nel novembre del 1968 a seguito di un tragico incidente di cui fu vittima mentre lungo via Don Minzoni rientrava a piedi in episcopio.
Macerata fu per monsignor Cassulo la sua unica sede vescovile, assegnatagli da papa Pio XII nell’aprile 1948. Quando fu nominato egli aveva appena 43 anni, un vescovo insolitamente giovane per quei tempi. Quest’anno, peraltro, proprio il giorno di Pasqua, domenica scorsa, è caduto il 120° anniversario della sua nascita. Piemontese di origine, monsignor Cassulo ricevette l’ordinazione episcopale a Tortona e prima di prendere possesso della diocesi di Macerata e Tolentino il suo nome balzò alle cronache nazionali per un fatto per certi versi inaspettato. Il presidente della Repubblica Luigi Einaudi volle ripristinare – iniziando proprio con monsignor Cassulo – il giuramento dei vescovi italiani davanti al Capo dello Stato. L’obbligo del giuramento era stato introdotto nel 1929 con il Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, ma con gli eventi della seconda Guerra mondiale, la caduta del fascismo e poi della monarchia, quella disposizione rimase inapplicata per diversi anni. Solo nel maggio del 1948 il neo eletto presidente Einaudi decise di ripristinare il giuramento in virtù dell’art. 7 della nuova Costituzione repubblicana, che richiamava i Patti Lateranensi e il nome di monsignor Cassulo è rimasto storicamente noto come il primo vescovo a giurare nelle mani di un Presidente della Repubblica. L’obbligo del giuramento per i vescovi è stato abolito nel 1984 con la legge di revisione del Concordato.