"Certamente ci sono problemi nell’uso della punteggiatura. E non mancano gli errori. Ma non credo si debba parlare di un peggioramento nella scrittura poiché le lingue vivono nei contesti. Direi piuttosto che le istituzioni sono chiamate a raccogliere la sfida di una società complessa". Parola di Francesca Chiusaroli, docente all’Università di Macerata, che con la collega Maria Laura Pierucci ha dato un contributo decisivo, insieme all’università di Pisa e all’università per stranieri di Perugia, all’indagine "Univers-Ita", sull’italiano scritto degli studenti universitari, coordinata dal professor Nicola Grandi, docente di Glottologia all’università di Bologna. "Un lavoro iniziato nel 2019 – spiega – e che si concluderà nel 2024 con la pubblicazione del volume contenente tutti i risultati e le tendenze emerse". La ricerca, che ha coinvolto gli studenti di 45 atenei italiani, si è basata su due ’focus’: uno si è sviluppato chiedendo agli studenti di diversi corsi di laurea, sia dell’area umanistica che di quella scientifica, di scrivere un testo libero sulla Dad (visto che intanto era scoppiata la pandemia); un altro, invece, ha analizzato migliaia di testi presenti su Instagram, precisamente sugli Spotted, ’pagine’ di Instagram, usati dagli studenti per comunicare tra di loro. Per quanto riguarda la scrittura, la professoressa Chiusaroli invita ad un’analisi approfondita. "I problemi maggiori si riscontrano nell’uso della punteggiatura, che si è perso anche per la testualità frammentaria dei social network. E certo che ci sono errori. Ma vorrei far notare che oggi le occasioni di scrittura si sono moltiplicate, sui social si parla con la scrittura e all’università - per fortuna - ci sono più studenti di un tempo. Gli errori sono dovuti anche al fatto che oggi non ci sono i vincoli che prima spingevano ad una certa correttezza, ma nello stesso tempo chi scrive non lo fa in modo sciatto, si fa attenzione in vista del giudizio degli altri, si attua un reciproco controllo. Non scrivono bene o male, questa è la condizione in cui viviamo tutti noi, il quadro di una società complessa con cui siamo chiamati a fare i conti". "Abbiamo poi analizzato circa 16mila testi spontanei pubblici scaricati da Instagram attraverso gli Spotted (come Spotted.UniMc) relativi agli studenti di diverse regioni e scritti nel periodo della pandemia - prosegue Chiusaroli -. Un’operazione straordinaria che ci ha restituito oltre alla scrittura, una geografia delle emozioni e dei sentimenti degli studenti universitari in un periodo particolare. Sul fronte del linguaggio sono caduti alcuni luoghi comuni, come quello secondo il quale i giovani usano frequentemente gli anglicismi. Non è vero: la parola lockdown è molto poco presente. Non emerge l’odio dei cosiddetti leoni da tastiera ma, al contrario, un linguaggio di solidarietà, un grande senso di comunità, e un loro "codice" attraverso il quale indicano una rotonda, una fontana, una piazza come i luoghi di ritrovo o di appuntamento. Abbiamo realizzato così una straordinaria "mappa dell’Italia" non riproducibile".
CronacaCome scrivono i giovani: "Punteggiatura carente"