Il cold case di Sarnano ha sempre affascinato Galassi: per lui Jeanette Bishop, la baronessa, è una sorta di Sibilla contemporanea, tra mito e leggenda. “Mi sono imbattuto in questa storia per caso – racconta il regista –. Ero a Sarnano e un assessore mi passò la rassegna stampa dell’epoca, sapendo che lavoravo per la Rai (in quegli anni collaborava con Un giorno in pretura, ndr). Io in realtà mi occupo, da sempre, di tematiche sociali. Però, leggendo, mi sono appassionato. Il documentario non indaga e non aggiunge elementi. Ma racconta la vicenda dal punto di vista di un piccolo paese nell’entroterra che si ritrova, all’improvviso, con il giallo del secolo. Era la classica storia della ragazza povera che ce la fa”, aggiunge.
La Bishop era figlia di una parrucchiera; a 16 anni si era trasferita a Londra dove aveva lavorato prima come ballerina e poi in tv. Nel 1966 aveva sposato il barone e finanziere Evelyn Rothschild, da cui aveva divorziato cinque anni dopo. Nel documentario Galassi dà voce proprio alla gente del posto: ci sono il tabaccaio, Antonio Porfiri, che aveva venduto la casa in contrada Schito alla baronessa; il geometra Nazzareno Venanzi che si occupava della ristrutturazione; Gianni Bianchelli, commesso del negozio «Tutto per l’edilizia» che sarebbe stato l’ultimo a parlare con la baronessa e con Gabriella Guerin, 39enne friulana che le faceva da interprete, il 29 novembre del 1980, giorno della scomparsa. E ancora, Ortelio Valori, proprietario del rifugio Sibilla, che aveva detto agli investigatori di aver visto le due donne con uno sconosciuto quel pomeriggio. Uno dei due cacciatori che il 27 gennaio 1982 trovano i corpi dilaniati dagli animali a Podalla di Fiastra, Domenico Panunti, il quale racconta come sia cambiata la sua vita da persona “normale” dopo quella scoperta, “tra interrogatori e verbali”. Poi il meccanico che aveva fatto la perizia sull’auto ritrovata nei pressi di Baita Galloppa il 18 dicembre ‘80; Domenico Perfetti, l’albergatore dell’hotel Ai Pini, dove soggiornavano le due, e il prof Franco Venanzi, che aveva analizzato i resti della Guerin su richiesta della famiglia. “Tutte testimonianze esclusive – conclude Galassi –. Mi piacerebbe, con la riapertura delle indagini, tornare a lavorare sul documentario”.