LORENZO MONACHESI
Cronaca

"Chicchinella, il sovrano dalle uova d’oro"

Carmine Maringola protagonista dello spettacolo ispirato alla novella di Basile, in programma martedì e mercoledì al Lauro Rossi

Una scena di Re Chicchinella (foto Masiar Pasquali)

Una scena di Re Chicchinella (foto Masiar Pasquali)

C’era una volta un re malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale il cui unico scopo era ricevere un uovo d’oro al giorno. Martedì e mercoledì alle 21 si aprirà il sipario del Lauro Rossi per "Re Chicchinella", un lavoro firmato dalla regista Emma Dante adattato da una fiaba "Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerelle", raccolta di novelle in lingua napoletana di Giambattista Basile (1583-1632). Protagonista della vicenda, è un re che, colto da un bisogno corporale, commette il tragico errore di impiegare una gallina, che crede morta, per pulirsi le terga. La pennuta, tutt’altro che defunta, gli si incolla al didietro e risale su per le viscere, installandosi nelle interiora del sovrano. L’animale magico, come un verme solitario, divora tutto quello che il poveretto mangia, facendogli espellere uova d’oro. Il re, stremato, decide di lasciarsi morire di fame, incontrando l’opposizione di tutta la corte, che non vuole privarsi delle uova d’oro.

Carmine Maringola, cosa l’ha colpita del suo personaggio?

"All’inizio – spiega l’attore che interpreta il ruolo principale – l’assurdità della condizione del re e accettare la sfida di metterla in scena. Poi assieme a Emma abbiamo indagato il personaggio, la sua umanità, il rapporto con la corte, il desiderio di sacrificare il sovrano per tenere in vita la gallina che fa le uova d’oro".

Gli spettatori da cosa sono colpiti di questa favola del Seicento a distanza di secoli dalla sua pubblicazione?

"Gli argomenti sono contemporanei, perché raccontano vizi e difetti dell’essere umano, che rimangono gli stessi nonostante l’evoluzione. Si parla di invidia, sofferenza, intolleranza, difficoltà nell’ambito familiare".

Si è quindi fuori dal tempo?

"Non c’è tempo, è un qualcosa che è fuori dal tempo e così non siamo nel 1600".

Si capisce il napoletano seicentesco?

"La gente comprende questa lingua così musicale e si riconosce in ciò che vede perché la gallina può diventare un male, il re e la regina sono una coppia, la corte sono i parenti e chi frequenta quella famiglia: insomma, è l’essere umano".

Per voi qual è stata la difficoltà di uno spettacolo corale in cui sul palco dovete muovervi in sincronia?

"Facciamo prove molto lunghe. Dobbiamo sapere chi c’è dietro di noi sul palco, al nostro fianco perché dobbiamo muoverci come un corpo unico".

Nella permanenza a Macerata vedrà lo Sferisterio dove in estate sarà portato in scena il Macbeth di cui lei firma le scene ed Emma Dante la regia?

"Conosco l’arena dove anni fa abbiamo rappresentato proprio il Macbeth. È un luogo fantastico di cui ho studiato a fondo la storia e la pianta. In questi giorni penso proprio di farci un salto". Info: 0733.230735.