FRANCO VEROLI
Cronaca

Case di riposo, liste d’attesa infinite Seicento anziani aspettano un posto

I numeri delle strutture dell’Ircr: solo a Villa Cozza ci sono 250 richieste in stand by, con 113 posti disponibili. Il direttore Tartufoli: "Puntare solo sulla residenzialità è una partita persa, vanno diversificati i servizi".

Case di riposo, liste d’attesa infinite Seicento anziani aspettano un posto

di Franco Veroli

Sono circa 250 gli anziani in lista di attesa per poter avere un posto a Villa Cozza a Macerata, più del doppio dei posti disponibili (113). Se a questi aggiungiamo i circa 350 complessivi nelle case di riposo di Pollenza, Montecassiano, Montefano, Potenza Picena e Mogliano, gestite dall’Ircr del capoluogo per conto dei comuni, si arriva a seicento. Un numero rilevante, ma parziale, tenuto conto che ci sono diverse altre strutture residenziali o semi residenziali sparse sul territorio provinciale, ma che dà conto di quella che si prospetta come una vera e propria emergenza sociale. La stima è che nelle strutture residenziali e semiresidenziali nel territorio dell’Ast 3 di Macerata siano ospitati attualmente circa duemila anziani.

A fronte di una domanda in fortissimo aumento, però, le disponibilità per avere un posto sono del tutto insufficienti, nonostante siano anche state attivate convenzioni con strutture private. Si paga lo scotto della mancanza di una visione lungimirante che, stante l’andamento demografico degli ultimi vent’anni, avrebbe dovuto prevedere interventi per misurarsi in modo efficace con il progressivo invecchiamento della popolazione provinciale. Ma è successo di peggio: salvo interventi occasionali, non si è più investito in queste strutture (case di riposo, Rsa, case protette e via dicendo), diverse delle quali hanno urgente bisogno di opere di adeguamento edilizio (a partire da quello sismico). Le risorse pubbliche, poi, di fronte all’aumento dei costi, sono rimaste stabili o addirittura sono diminuite. "Il problema c’è, ed è serio. Ci sono sempre più anziani, e cresce il numero di quelli non autosufficienti. Ma pensare di risolvere il problema solo con le strutture residenziali, oltre che poco realistico, non risponde alle esigenze di un mondo complesso che richiede azioni diversificate e mirate", spiega Nazzareno Tartufoli, direttore e segretario generale dell’Ircr Macerata, Azienda pubblica servizi alla persona. "Intanto – prosegue – va chiarito che i numeri delle liste di attesa sono da leggere con attenzione. In molti casi, infatti, si tratta di soggetti che, sostenuti da una adeguata rete di servizi, potrebbero restare nella loro abitazione o essere ospitati in strutture protette. E, poi, c’è da evidenziare come molte richieste riguardino anziani non autosufficienti gravi: dei 250 in lista d’attesa a Macerata, la metà è data da persone affette da demenza o Alzheimer. In questi casi le famiglie non vedono alternativa a un posto in una casa di riposo". Servono, ovviamente, più posti, ma c’è bisogno d’altro. "Fare affidamento solo sulla residenzialità è una partita persa in partenza", spiega Tartufoli. È necessario, innanzitutto, che i Comuni superino l’ambito municipale secondo il quale ognuno vuole la propria piccola casa di riposo, poiché economicamente non sostenibile: meglio una struttura baricentrica di almeno 50 posti a servizio di più centri.

"Bisogna puntare su una rete diversificata dei servizi – evidenzia il direttore – ed è questo il percorso lungo il quale l’Ircr Macerata si è già incamminata: ci sono la residenzialità, il centro diurno (semi residenziale), il progetto di Cohousing nello stabile di piazza Mazzini, ma anche l’assistenza domiciliare, i servizi abitativi per sostenere l’autonomia dell’anziano autosufficiente nella sua abitazione, garantendo una rete di supporto in caso di necessità. "Tra semiresidenzialità e assistenza domiciliare si può anche stabilire un rapporto osmotico: quando la famiglia non può portare l’anziano possiamo raggiungerlo noi a casa. E, poi, si riesce a garantire anche un supporto di tipo "leggero", per esempio portando la spesa o i farmaci a domicilio", conclude Tartufoli. Quello che è certo è che la politica non può ignorare il problema, a meno che la scelta – voluta o no – sia quella di abbandonare le famiglie a se stesse.