Macerata, 7 aprile 2018 - Torna in piazza CasaPound: è previsto un presidio oggi alle 18 in piazza Cesare Battisti «contro degrado e immigrazione». E mentre sale la tensione dopo che il centro sociale Csa Sisma e l’Anpi hanno chiesto che venga impedita la manifestazione, si prospetta un centro storico blindato dalle forze dell’ordine oggi pomeriggio, uno scenario già visto nei giorni seguiti all’omicidio di Pamela e al raid xenofobo di Luca Traini. Il presidio di oggi dovrebbe vedere la partecipazione di Andrea Lamona, responsabile regionale di CasaPound. «Nessuno spazio ai neofascisti», è la ferma posizione del centro sociale, che aveva anche anticipato che «è responsabilità delle autorità non consentire che chi condivide la stessa ideologia nazifascista del terrorista Traini possa manifestare sabato. Nel caso ciò non avvenga sarà la risposta determinata degli antifascisti a impedire collettivamente che il raduno neofascista abbia luogo». CasaPound però conferma il presidio: «Nessun dietrofront, il Csa Sisma non concede patenti di agibilità», scrivono. «Non accettiamo lezioni di democrazia da chi per anni è stato il cagnolino al guinzaglio dell’amministrazione comunale», aggiunge Lamona.
«CasaPound e Forza Nuova devono essere sciolti perché sono di ispirazione fascista». Lo dichiara il sindaco Romano Carancini al teatro Lauro Rossi nel portare i saluti alla tavola rotonda della Cgil dal titolo «Un’Italia democratica e libera da ogni fascismo», ieri mattina. Previsto per oggi pomeriggio il presidio di CasaPound: e arriva la dura risposta delle forze antifasciste, compatte nel condannare i movimenti di estrema destra. «I fascismi vanno combattuti quotidianamente in ogni posto perché si annidano ovunque – sottolinea Daniel Taddei, segretario provinciale Cgil –. La mancanza di un posto di lavoro, la sanità pubblica che non assolve al proprio ruolo, la scuola sempre più in difficoltà, le mancate risposte alla popolazione terremotata, aumentano il disagio e ciò nutre il fascismo e l’intolleranza. Ribadiamo, insieme alle 23 associazioni che aderiscono all’appello “Mai più fascismi’’, l’appello a sciogliere i gruppi di estrema destra. Questa problematica non può ricadere sui territori, il paradosso è che si chiamano in causa le istituzioni quando a quei gruppi è stata data la possibilità di correre per le elezioni». E intanto continua la raccolta firme dell’appello «Mai più fascismi». «Uniti – scrivono –, per vietare la presentazione alle elezioni di liste neofasciste o neonaziste, per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste».
«Questi partituncoli, invece che scendere in piazza – dice Carla Nespolo, presidente Anpi nazionale – è bene che vadano a nascondersi nelle loro tane nere dove è giusto che stiano. Non consegniamo il suolo pubblico ai fascisti. Non ci sono solo CasaPound e Forza Nuova, il fascismo nasce da indifferenza e ignoranza, i social sono uno strumento. Ci sono 600 siti fascisti in Italia, con le nostre denunce ne abbiamo fatti chiudere 200. Sparare a cittadini inermi per il colore della pelle è fascismo, la tragedia di Pamela è fascismo, perché il fascismo è violenza e assenza di dialogo». «Gli americani ci trattavano come oggi noi trattiamo i migranti – aggiunge Ivan Pedretti, segretario nazionale Spi-Cgil nazionale –, secondo il luogo comune per cui i migranti sono sporchi e violentano le donne. Ma il nostro Paese non può essere continuamente smemorato». «Le elezioni del 4 marzo ci hanno consegnato un Paese diviso, che soffre – sottolinea Daniela Barbaresi, segretario generale Cgil Marche –, sono 153mila i marchigiani che hanno votato una forza politica che dice «prima gli italiani», ciò vuol dire che il senso di solidarietà si sta sbriciolando». «Ora più che mai – dice Sami Ghanmi, coordinatore Rete Studenti Medi Marche –, davanti alla grave situazione fascista, c’è bisogno di fare fronte comune. Il problema è il fascismo, e i gruppi che si richiamano al fascismo vanno sciolti. Parliamo di movimenti che addirittura hanno offerto supporto legale a chi sparava a persone per il loro colore della pelle, persone che non c’entravano nulla con quello che è successo a Pamela».