Cadendo dalla bicicletta, un bambino di 10 anni si era ritrovato con il braccio infilzato in una recinzione. Per questo ora sarà risarcito dai proprietari, sulla base di quanto deciso dal tribunale. L’incidente era avvenuto l’8 settembre del 2014. Il bimbo stava correndo in bici sul marciapiedi a Casette Verdini di Pollenza. A un certo punto aveva alzato le mani dal manubrio, ma aveva perso l’equilibrio ed era caduto, finendo con il braccio destro sugli spuntoni della recinzione di un mobilificio. Era stato subito portato al Salesi e operato, per rimuovere un corpo estraneo e suturare il taglio. La famiglia poi, assistita dall’avvocato Stefano Bagalini, aveva fatto causa al mobilificio chiedendo il risarcimento del danno. L’avvocato Bagalini aveva fatto presente, in particolare, che non si poteva parlare di omissione di vigilanza da parte dei genitori, visto che il bambino sarebbe potuto cadere comunque e farsi male con quei ferri anche se loro fossero stati vicino a lui. La presenza di un bambino in bici sul marciapiedi non poteva essere considerata una anomalia, un uso improprio del passaggio pedonale. E infine, sebbene non ci fossero regolamenti comunali sulle dimensioni delle recinzioni, quelle erano oggettivamente insidiose, per via delle sporgenze acuminate ad appena un metro e mezzo da terra. E il giudice Umberto Rana ha condiviso in pieno le ragioni della famiglia, riconoscendo ai genitori un risarcimento per le lesioni subite per la responsabilità prevista dall’articolo 2051 del codice civile, "quella – commenta l’avvocato Bagalini – in cui rischia di incombere ogni Comune a seguito della cattiva gestione delle sedi stradali, sempre fonte di insidie per gli utenti ma purtroppo poco sanzionata dagli organi giudiziari. Si tende infatti a salvaguardare la pubblica amministrazione, imputando al cittadino condotte colpevoli nella causazione del danno".
Paola Pagnanelli